IBM, breve storia di un gigante del ‘900

Intervista a Ernesto Hofmann

A cura di Luigi Torriani

ERNESTO HOFMANN, Laureato in fisica, programmatore, manager, direttore consulente, per quasi quarant’anni in IBM, Ernesto Hofmann è una delle grandi figure di riferimento della storia dell’informatica. Il 25 maggio 2017 ha tenuto una conferenza sul tema “Economia digitale” nella nostra sede centrale del Gruppo Datasys & Datatex, a Milano.

Lei è stato in IBM per quasi quarant’anni, ed è una figura importante nella storia di quell’azienda e più in generale dell’informatica. Quali sono i ricordi o gli aneddoti che l’hanno colpita di più in questa lunga avventura?

Ho vissuto alcuni eventi di cui ho ancora un vivo ricordo. Direi che nei primi anni fui molto colpito, nell’estate del 1972, dall’annuncio delle memorie virtuali con i sistemi 370/ 158 e 168 su cui avrei lavorato per anni a venire.  Poi nel 1981  l’annuncio del sistema 3081 con l’MVS/XA, che ha coinciso con il mio trasferimento nella fabbrica di Montpellier, dove appunto il 3081 veniva assemblato. Vennero in visita dall’Europa per diversi anni personaggi di altissimo livello che volevano vedere come questo computer venisse costruito.

Quindi il trasferimento alla fabbrica di Corbeil-Essonnes dove venivano costruiti fotolitograficamente i chip che venivano poi installati nei vari computer. Vivere in una fabbrica interamente dedicata alla fotolitografia e vedere dal vivo come i vari chip venivano costruiti è stata un’esperienza  molto interessante soprattutto per  comprendere quanto complesso sia un processo costruttivo sul piano industriale. Ricordo un dato su tutti: per ogni metro quadrato di fabbrica erano stati spesi 500 mila  dollari dell’epoca, tra ambienti, fondamenta particolari, macchinari ottici… Ebbi anche modo di visitare le altre due fabbriche gemellate, sia a East Fishkill dove ho lavorato spesso, e sia a Yasu, in Giappone, dove sono stato una sola volta.

Un altro evento storico, almeno per me, fu l’annuncio del sistema AS/400 nel 1988. Quel computer era intellettualmente un assoluto gioiello ed era ciò che rimaneva di un progetto ambiziosissimo dell’IBM di inizio anni Settanta, il mitico Future System, che non vide mai la luce. Quel sistema era talmente rivoluzionario che avrebbe probabilmente costretto i clienti dell’ormai diffusissimo sistema 360/370 a rivedere le loro procedure. La paura di perdere quote di mercato fece sì che un’architettura estremamente innovativa non vide mai la luce. Ma c’erano tante cose buone che comunque potevano essere utilizzate isolatamente. E quindi il progetto non venne del tutto abbandonato ma ridotto e dette alla luce negli anni successivi prima al sistema/38, un minicomputer  sofisticatissimo che avrebbe utilizzato la stessa tecnologia di base dei grandi 3081, e soprattutto che sarebbe stato ridisegnato per dare luogo a un sistema, l’AS/400, che nel 1988 ormai tutti aspettavano e che in Italia avrebbe avuto un enorme successo.

Rammento che alla conferenza stampa che tenemmo nel centro di Milano parteciparono più di 100 giornalisti di tutte le testate, comprese le più prestigiose. Ricordo anche che terminai la mia presentazione tecnica e iniziarono le domande. Il giornalista che pose la prima domanda disse: non ho capito nulla! Un bell’esordio, pensai.  E invece restammo lì a lungo a rispondere a tutti i quesiti che ci venivano posti in un’atmosfera quasi di allegria. Un bellissimo ricordo di una giornata di giugno di quasi trent’anni fa in una Milano piena di vita e di entusiasmo imprenditoriale.

Poi ho vissuto in prima persona anche l’annuncio in due fasi (1990-1994) dell’architettura 390. E’ stato certamente l’annuncio più complesso cui io abbia partecipato avendo anche delle forti responsabilità. Ma che bei periodi…. si lavorava senza soluzione di continuità per mesi con la sensazione di partecipare e di produrre qualcosa di importante.

Con l’avvento di Internet, dei tablet, degli smartphone e via dicendo si è parlato sempre meno di tecnologia hardware e sempre più di realtà applicative, di social media, persino di mutati comportamenti soprattutto nei giovani. E non è finita. I sistemi cognitivi potrebbe dare contributi fondamentali; ma dove vedo un’altra ondata di tecnologia di massa è nella realtà virtuale. Se ne è parlato per molti anni, e io stesso ho cercato per lunghi periodi di trafficare con Second Life. Un’esperienza per certi versi divertente e intrigante. Ma non è realtà virtuale autentica. Ora però con visori molti evoluti (penso a Oculus già in vendita su Amazon Italia) potrebbero apparire applicazioni sorprendenti e anche utili per nuovi tipi di apprendimento. In questi giorni ho visto in TV una pubblicità in cui un tirannosauro si avvicina ad alcune persone che fanno un picnic. Devo dire che è divertente. Il primo Jurassic Park nel 1994 fu per me una vera emozione. Ma credo che arriverà ben di più e ciò soprattutto nell’utilizzo evoluto delle immagini per gestire le informazioni.

Credo proprio che l’impatto della realtà virtuale non sarà inferiore a quello dello smartphone,  che condiziona ormai quasi tutti. E bisogna in un certo senso seguire queste onde tecnologiche perché non sono solo mode ma anche strumenti atti a  migliorare la qualità della nostra vita. Diceva Seneca (se ricordo bene) : ducunt  volentem fata, nolentem trahunt.



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