La radio. Com’è cambiata e come sta cambiando

Intervista a Duilio Parietti

A cura di Luigi Torriani

DUILIO PARIETTI, Direttore di Radio Fiume Ticino, la grande radio di Locarno che è tra le più importanti emittenti radiofoniche della Svizzera, Duilio Parietti è anche scrittore, e ha pubblicato i romanzi “Il sindaco con due mogli”, “Se non sono gigli” e “La notte dei soli”.

Chi anni fa pronosticava la morte della “vecchia” radio si è sbagliato di grosso: nella nostra epoca ipertecnologica la radio è più viva che mai, è riuscita a reinventarsi, si è adattata al web, ha creato format e programmi di successo, e continua ad essere apprezzata dalla gran parte delle persone. Quali sono secondo te i “segreti” che hanno permesso alla radio di non diventare obsoleta, e come è cambiato negli ultimi anni – per adattarsi al nuovo contesto  iperconnesso e e ipercompetitivo – il modo di fare radio?

In effetti la radio ha saputo adattarsi alle esigenze e alle necessità degli ascoltatori, reinventandosi e adeguandosi alle nuove tendenze. Il merito secondo me sta principalmente nell’elasticità del mezzo stesso: snello e immediato.

Un esempio: se fino a pochi anni fa i picchi d’ascolto si registravano a casa e negli anni ’90 il 98% delle economie domestiche possedeva un apparecchio radio, oggi solo nel 54% (!!!) delle case si ascolta la radio. In compenso oggi la radio è sempre più un mezzo da ‘drive time’, e nulla potrà mai sostituirsi all’ascolto di una radio durante le lunghe ore trascorse negli spostamenti, con la possibilità per l’utente di ascoltare musica, svagarsi e trascorrere il tempo informandosi in tempo reale.

 

Dal gennaio del 2017 la Norvegia ha “spento” le emittenti analogiche ed è passata – prima nazione al mondo – alle radio che si ascoltano in digitale. Anche in Svizzera e in Italia, come altrove, c’è chi parla di una svolta di questo tipo. Dal punto di vista degli ascoltatori che cosa cambia? Quali potrebbero essere i vantaggi dello switch off tra la vecchia radio analogica e in FM e la nuova radio digitale?

Purtroppo questo è un discorso delicato. Ormai tutti gli addetti ai lavori ritengono il Dab+ come un sistema ‘nato vecchio’, tanto che alcune nazioni che hanno fatto di recente lo switch off stanno già tornando all’Fm (es: Finlandia) o meditano la possibilità di farlo (la Norvegia stessa).

Non approfondisco qui le motivazioni, legate comunque a ragioni politiche e di mancanza di lungimiranza (l’evoluzione tecnica è stata più veloce delle previsioni.)

Certamente l’’FM è ormai obsoleto ma, almeno in Italia, resisterà ancora per molti anni. Il suo vero sostituto non sarà in ogni caso il Dab+ plus, che oltretutto non è così esente da difetti e problemi come si vuol far credere e che comunque sarà limitato per ragioni economiche a grandi superstation e ai network. Il vero futuro sarà nella connessione attraverso le reti telefoniche. Il futuro è già qui, esistono già i primi modelli di autoradio che si connettono a internet con speciali aggregatori che permettono all’utente di trovare una paletta di stazioni scelte automaticamente dagli apparecchi in base agli indirizzi Ip.

Un sistema democratico e a basso costo, che costringerà però le emittenti a ritagliarsi dei programmi sempre più mirati al preciso target di riferimento

 

Quali sono stati secondo te i momenti più belli e più importanti nella storia della radio? Quali sono i programmi radiofonici – svizzeri e italiani – che ti hanno più influenzato?

Il momento più bello è stato sicuramente quello dell’esplosione di migliaia e migliaia di stazioni in tutta Italia dal 1975 in poi (nei primi due anni in piena opposizione alla legge che non permetteva ai privati di accedere all’etere). Furono anni esaltanti che in breve portarono all’accensione, si stima, di circa 5.000 radio ‘libere’. Tutto in quegli anni è degno di essere ricordato. Non c’erano manuali né esempi da seguire, e tutto veniva scoperto e inventato. Fu l’esaltazione della creatività all’ennesima potenza.

Molti sono stati i programmi che mi hanno influenzato ma, primo fra tutti, senz’ombra di dubbio ‘Alto gradimento’ di Renzo Arbore e del compianto Gianni Boncompagni. Credo che chiunque faccia radio non possa che considerare questi due personaggi come dei veri geni, capaci di inventare letteralmente un nuovo modo di fare radio.

 

Sotto la tua direzione Radio Fiume Ticino è in continua crescita ed è oggi una delle maggiori emittenti radiofoniche dell’intera Svizzera. Come riesci a conciliare business e qualità dei contenuti e quali sono le scelte più importanti che hai fatto come direttore?

Innanzitutto il merito è di tutto lo staff che compone questa emittente. Il mio, se mai ho avuto un merito, è stato quello di mediare tra i vari settori.

Avendo in passato ricoperto tutti i ruoli in una radio, dallo speaker, al proprietario, dal giornalista al venditore di pubblicità, dal direttore al responsabile dei programmi, mi è sempre riuscito relativamente facile trovare un equilibrio tra intrattenimento e informazione e gestione commerciale, cercando di far sì che nessuna di queste componenti fosse troppo preponderante sulle altre.

 

 

 

 

 

 

 

 



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