Gruppo Marchi e Fildi. La grande industria italiana filati

Gruppo Marchi e Fildi. La grande industria italiana filati

Intervista a Massimo Marchi – CEO Marchi & Fildi Spa

A cura di Luigi Torriani

GRUPPO MARCHI E FILDI  – Azienda tessile con sede centrale a Biella e una rete commerciale estesa in tutto il mondo, Marchi & Fildi nasce nel 2007 dalla fusione di Filatura Marchi e di Fildi. L’azienda ha oggi 450 dipendenti e un fatturato di oltre 60 milioni.

 

Marchi & Fildi nasce nel 2007 dalla fusione di due importanti realtà del tessile biellese, e si è poi ulteriormente rafforzata attraverso l’acquisizione di altri marchi. Quanto è importante oggi accrescere il proprio peso specifico e le proprie dimensioni per essere competitivi di fronte alle sfide del mercato globale?

Il fattore dimensionale sicuramente oggi è fondamentale perché la complessità del mercato richiede competenze molto eterogenee che una piccola realtà non è in grado di sostenere. Noi continuiamo ad esserci perché ci siamo ingranditi, abbiamo diversificato i mercati, ci siamo internazionalizzati e siamo stati in grado di seguire gli input adattandoci a un mondo che negli ultimi anni è cambiato notevolmente (due anni fa tra l’altro abbiamo lanciato un e-commerce B2B – shop.marchifildi.com – che funziona molto bene e che ci sta dando grandi soddisfazioni). La storia della nostra azienda inizia negli anni Sessanta, quando Eugenio Dissegna fonda la Fildi (1965) e Giovanni Marchi fonda la Filatura Marchi (1969). Negli anni Novanta e nei primi anni Duemila la Filatura Marchi accresce il proprio peso specifico attraverso una serie di acquisizioni: nel 1993 compriamo Tessiana – Tessili Andorno Associati (tintoria di filati e di tops), nel 1997 Afitex International (azienda di Carpi specializzata in filati per maglieria rettilinea) e nel 1999 Ettore Barberis & C. (filatura pettinata laniera integrata con un impianto di tintoria in rocca); nel 2000 acquisiamo una partecipazione in Superfios Textil (filatura brasiliana con sede a Recife); nel 2001 acquisiamo il pacchetto commerciale di Filber (filatura open end di Bergamo specializzata nella produzione di filati antifiamma), e nel 2005 il know how commerciale di Esafil (filatura pettinata laniera). Nel 2007 c’è il grande salto di qualità e l’approdo all’attuale assetto societario: con la fusione tra Filatura Marchi e Fildi nasce il Gruppo Marchi & Fildi. E negli anni seguenti gli investimenti non si fermano: nel 2008 acquisiamo il marchio Badin Sartel (filatura francese leader nella produzione di filati di viscosa tinti); nel 2008 – attraverso una joint venture con il gruppo turco Abalioglu – fondiamo Filidea, filatura turca con sede a Denizli; nel 2010 acquisiamo il marchio Itala Ellena (filatura), e nel 2012 compriamo un nuovo impianto di tintoria rocche totalmente automatizzato. Abbiamo ora certamente l’ampiezza e le dimensioni per essere competitivi sul mercato. Ma è chiaro che essere grandi non basta, un altro fattore decisivo oggi è la velocità. Un tempo si diceva semplicemente che il pesce grande mangia quello piccolo, ma oggi sempre più spesso è il pesce veloce che mangia quello più lento. Il difficile è riuscire a conciliare dimensione e complessità da una parte e velocità dall’altra, ed è esattamente quello che noi cerchiamo di fare.

 

Marchi & Fildi produce filati naturali, artificiali e sintetici e opera nei comparti della maglieria circolare, calzetteria, filati fantasia, maglieria rettilinea, tessitura per abbigliamento, filati per arredamento e filati tecnici. Quali sono i vostri clienti più importanti e quali sono oggi i mercati per voi più redditizi?

Preferisco sempre non fare nomi. I nostri clienti sono tutti importanti. Esportiamo e vendiamo in tutto il mondo, ma i mercati per noi più significativi sono in Europa e nel Bacino del Mediterraneo.

 

Marchi & Fildi è oggi una multinazionale che vende in tutto il mondo, ma ha mantenuto il grande stabilimento produttivo di Biella, importante e storico distretto tessile italiano. Qual è il vostro legame con il territorio e qual è il valore aggiunto che il marchio geografico Biella può dare ancora oggi a filati e tessuti?

È chiaro che il fatto di essere presenti anche fuori dall’Italia oggi è una chiave vincente, per almeno due ragioni: la possibilità di abbassare i costi di produzione e la possibilità di avere maggiore velocità e maggiori opportunità nell’intercettare clienti di altri Paesi e di altre aree geografiche. Ciò detto la nostra presenza a Biella continua e credo che possa essere ancora oggi un forte valore aggiunto. Nel tessile presentarsi come azienda italiana ha una forte valenza sul piano dell’immagine, e il distretto biellese resta uno dei distretti storici del Made in Italy. Abbiamo rapporti intensi con il territorio, e collaboriamo con le scuole professionali (Iti, Its) e con le università (Politecnico di Torino). La crisi nel nostro territorio si è sentita, molte aziende hanno chiuso, molti hanno perso il posto di lavoro, e nelle famiglie di Biella si è spesso sentito dire ai figli “non andare a lavorare nel tessile”. Il paradosso è che ormai c’è una carenza di figure professionali per il nostro settore, per cui – contrariamente a quanto si dice – per un ragazzo può essere oggi una grande opportunità studiare per lavorare nel tessile. È necessario cambiare mentalità e cercare di lavorare al meglio per consentire al territorio – e al distretto tessile – di tornare a crescere.

 

Marchi & Fildi ha una divisione di ricerca e sviluppo che porta avanti un percorso di continua modernizzazione e innovazione dei prodotti. Quali sono le frontiere della ricerca e quali sono le novità nella vostra proposta?

La ringrazio per questa domanda perché mi consente di toccare un punto al quale tengo particolarmente. Uno degli investimenti più intelligenti che abbiamo fatto è proprio quello del centro di ricerca e sviluppo. Ci è costato parecchio (3 milioni di euro per avviarlo) ma è la nostra fucina di idee. L’abbiamo aperto nel 2009 a Cerrione (in provincia di Biella), vincendo subito il Premio Greenfield per il miglior investimento dell’anno nella regione Piemonte. Operiamo in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dei materiali e Ingegneria Chimica (Dismic) del Politecnico di Torino e svolgiamo test e prove per sviluppare soluzioni tessili innovative. In particolare nel campo dellef ibre tecniche e dei filati tecnici c’è un’innovazione continua, e ci servono delle persone specificamente ed esclusivamente dedicate alla ricerca. Poi c’è un altro tema che oggi è centrale e imprescindibile nel nostro settore: la sostenibilità. Il tessile è storicamente la seconda industria più inquinante del mondo dopo quella petrolchimica ma le cose possono cambiare, e l’ecologia è un ambito nel quale abbiamo investito e continuiamo a investire molto. Abbiamo pannelli solari in tutte le nostre sedi, abbiamo ridotto del 30% i consumi di energia con nuovi macchinari, e utilizziamo il 40% in meno di acqua (che viene dai nostri pozzi) rispetto alle tintorie tradizionali del settore. Inoltre abbiamo un marchio di filati ecosostenibili – Ecotec – che rappresenta una linea di produzione al 100% Made in Italy e che si fonda esclusivamente sul riutilizzo e sulla trasformazione in filati di ritagli tessili di cotone pre-tinti provenienti dalla confezione, dunque pre-consumer. Il progetto Ecotec parte nel 2003, negli ultimi anni lo stiamo “spingendo” molto e abbiamo creato anche un sito specifico dedicato (ecotecproject.com). Con Ecotec Smart Cotton proponiamo filati che mantengono la qualità e la sicurezza chimica e che consentono risparmi da record rispetto alla produzione di cotone convenzionale: fino al 77,9% in meno nell’utilizzo di acqua, fino al 53,6% in meno nelle emissioni di CO2 e fino al 56,6% in meno nel consumo di risorse energetiche.

 

L’Italia sta attraversando una fase di profonda crisi sul piano economico, sociale e politico. Quali sono a suo avviso le origini e le cause profonde di queste difficoltà e quali potrebbero essere gli elementi su cui puntare per tornare a crescere?

La mia opinione personale è questa: la causa profonda della crisi è in ultima istanza l’egoismo (di settore, di setta, di casta). L’Italia ha bisogno di profonde trasformazioni, l’abbiamo capito tutti ma ognuno vuole che siano gli altri a contribuire e continua a coltivare indisturbato il suo giardinetto. È mancata una politica industriale in grado di mettere in condizione le aziende di essere competitive, abbiamo i costi energetici più alti d’Europa, abbiamo un sistema burocratico e fiscale troppo oneroso e farraginoso, un sistema che definirei quasi l’esatta antitesi di quello che dovrebbe essere un sistema efficiente e competitivo. È necessario abbassare la spesa e semplificare burocrazia e fisco ma per poterlo fare bisogna prendere delle decisioni politiche che sono incompatibili con un clientelismo e un assistenzialismo radicati e difficilissimi da emendare. Aggiungo un paio di considerazioni finali. La prima è che noi dobbiamo tornare a rendere centrale il sistema manifatturiero, che ancora oggi è il secondo in Europa, nonostante la politica e grazie agli imprenditori e agli investitori privati. Non abbiamo grandi risorse naturali, abbiamo industria e turismo, se perdiamo l’industria per noi è finita. Inoltre – e questa è la seconda e ultima considerazione che voglio fare – è necessario puntare sempre di più sui giovani, che possono portare maggiore freschezza di visione, maggiore velocità e il superamento di schemi consolidati ma obsoleti. In Marchi e Fildi negli ultimi anni abbiamo assunto molti giovani e intendiamo proseguire lungo questa strada. Per coinvolgere i giovani gli imprenditori e i dirigenti devono mostrare passione e dedizione totali, devono far vedere di essere innamorati del proprio lavoro e della propria azienda. L’esempio di chi guida una società è fondamentale per chi ci lavora.



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