Intervista ad Alessandro Bidoia, Iride Srl.
Iride è un’azienda veneta di Interior Retail e Industrial Design. Dal 2000 opera con successo nella progettazione e arredamento di spazi commerciali, punti vendita e showroom, e vanta un portafoglio clienti con brand di primissimo piano, come Stefanel, Geox, Trussardi, Versace e Furla. Quali sono le specificità e i punti di forza che hanno permesso a Iride di emergere diventando una delle aziende del settore più conosciute in Italia?
Sono tanti i nostri punti di forza ma li riassumerei in questo: essere in grado sempre di interpretare al meglio le esigenze del cliente (architettoniche) trasformandole in prodotti riproducibili industrialmente. I due momenti o passaggi sono entrambi fondamentali: il dialogo e il confronto con il cliente, cercando di capire e di costruire o ricostruire esigenze, idee e progetti; la realizzazione delle idee, che devono essere preservate nella sostanza diventando al tempo stesso qualcosa di concretamente realizzabile dal punto di vista industriale.
Esiste una “via italiana” all’Interior Retail Design, una particolare sensibilità che ci distingue dagli altri? Che importanza ha il Made in Italy in questo settore? E quali considerazioni si possono fare paragonando dal punto di vista progettuale e dell’arredamento i punti vendita italiani con quelli degli altri Paesi?
Ha poco senso fare confronti in termini assoluti tra i diversi Paesi. Molto o tutto dipende dall’architetto che crea il format, e dappertutto ci sono architetti bravi e architetti meno bravi. Ma certamente il livello italiano in questo settore è mediamente alto, e quando il format è Made in Italy in genere l’arredo è più curato e i materiali e le finiture utilizzate sono più ricercati.
Nella progettazione e nell’arredo di un punto vendita quanto si lavora sull’aspetto estetico e quanto sulla funzionalità? Per il successo di un negozio è più importante la “bellezza” o contano di più la comodità e la praticità?
I due elementi – la funzionalità e la dimensione estetica – sono inscindibili nel nostro settore, ed è impensabile focalizzarsi su un aspetto sottodimensionando l’altro. Arrivo anzi a dire che in un certo senso il nostro lavoro si riassume proprio in questo: coniugare bellezza e praticità, lavorando molto sull’ingegnerizzazione del prodotto, fino al raggiungimento della massima praticità ed efficienza senza modificare il design voluto dal cliente.
La crisi da una parte e il successo di soluzioni low cost come quelle di Ikea dall’altra hanno portato negli ultimi anni molti piccoli imprenditori e commercianti italiani a risparmiare sul fronte della progettazione e dell’arredo dei propri punti vendita. Sembra essersi creata una forte polarizzazione tra i grandi brand che continuano ad investire e le realtà più piccole che puntano sul fai da te e non si rivolgono a dei professionisti. È possibile invertire questa tendenza “convincendo” anche i piccoli imprenditori e commercianti dell’importanza di investire nella progettazione e arredo dei propri punti vendita?
Il problema che poni non è universale, è un problema tipicamente taliano e di pochi altri Paesi dell’Europa. Negli Stati Uniti, per esempio, la realtà è ben diversa e si continua ad investire molto nella progettazione e nella gestione del cantiere (negozio, dept.store), con soluzioni turn key. Cosa possiamo fare per invertire la tendenza in Italia? Questa è una ‘domanda da un milione di dollari’. Ma credo che la questione di fondo non vada cercata in un problema “culturale” e in una scarsa propensione dei piccoli imprenditori e commercianti italiani ad investire sul fronte della progettazione e arredo dei punti vendita. Il problema è banalmente economico: oggi in Italia le realtà piccole o medio-piccole non hanno soldi da investire. Quindi innanzitutto mi verrebbe da dire una cosa molto semplice: aspettiamo di uscire dalla crisi.