CP-Engineering-La consulenza a 360 gradi per l’industria chimico-farmaceutica

C&P Engineering. La consulenza a 360 gradi per l’industria chimico-farmaceutica

A cura di Luigi Torriani

Intervista a Paolo Fantini – Sales Manager C&P Engineering Srl

C&P Engineering Azienda fondata nel 2005, con sede centrale a Scandicci (Firenze), C&P è tra le società italiane leader nella consulenza e nei servizi di ingegneria per il settore dell’industria chimico-farmaceutica, nutraceutica, alimentare e medicale.

Paolo Fantini - C&P EngineeringC&P è in grado di offrire un supporto a 360 gradi per le aziende del settore chimico e farmaceutico: progettazione e assistenza per clean room e sistemi integrati di processo, consulenza di produzione e tecnica/organizzativa, attività di qualifica e convalida (IOPQ), Computer System Validation (CSV), gestione della manutenzione, progettazione di ambienti a contaminazione controllata e di impianti di servizio e speciali, supporto per la selezione di macchine e impianti di processo, gestione delle telecomunicazioni, progetti di facility management, gestione contrattuale e ottimizzazione dell’energia, ottimizzazione nella gestione dei rifiuti, studi, analisi e assistenza in ambito project management, process productivity e technology process transfer. Quali sono i servizi più richiesti oggi sul mercato e quali aree di intervento rappresentano attualmente il vostro core business?

C&P Engineering opera effettivamente in diverse aree dell’ingegneria farmaceutica. Uno dei principali business della nostra azienda riguarda la richiesta di progettazione e di construction di ambienti farmaceutici a contaminazione controllata, fino al chiavi in mano. In questo ambito C&P agisce come un vero e proprio General Contractor, secondo le modalità definite “lump sum turn-key”, ovvero offrendo questo genere di servizi a forfait e gestendo l’intero progetto e le maestranze ad esso allocate anche dal punto di vista economico.

Inoltre C&P si occupa fin dalla sua nascita di attività di qualifica di ambienti/equipment/utilities, mentre di più recente sviluppo è la business unit interamente dedicata alle tematiche del data integrity e più nello specifico della computer system validation di sistemi gestionali/di produzione/di laboratorio.

 

A partire da quali esperienze e competenze prende vita nel 2005 C&P Engineering? Come nasce l’azienda e quali sono stati i passaggi e i traguardi più importanti raggiunti in questi primi 14 anni della vostra storia?

C&P nasce nel 2005 da mun’idea dell’ing. Marco Conti, che ai tempi era direttore corporate dell’ingegneria di Menarini, e aveva quindi un forte background nel mondo farmaceutico. Nella sua lunga esperienza Conti ha gestito, oltre a tutte le attività di ingegneria farmaceutica come manutenzione, qualifica, convalida e a quelle di progettazione e construction, anche tutte le necessità in ambito “facility management” (gestione delle telecomunicazioni, smaltimento rifiuti e gestione dell’energia).

L’azienda nasce sull’onda di quanto accaduto quattro anni prima con la fondazione di Pharma D&S, azienda consociata a C&P, ovvero a partire da un team di professionisti del mondo farmaceutico che avevano l’intenzione di intraprendere una nuova avventura imprenditoriale basata sulla consulenza e sui servizi.

Dalla sua fondazione a oggi, molti sono stati i traguardi raggiunti da C&P. Certamente mi sembra importante ricordare l’ottenimento della prima commessa “chiavi in mano” nel 2006, l’apertura della business unit dedicata al facility management nel 2009, la creazione di una clean room per l’ambito elettronico nel 2010, il superamento di 10 milioni di fatturato del gruppo Pharma D&S/C&P Engineering e dei 100 dipendenti totali nel 2015. Ad oggi il gruppo conta circa 200 dipendenti, per un fatturato superiore ai 16 milioni di euro, ed è dello scorso anno lo sviluppo della divisione interamente dedicata alla tematica del data integrity/computer system validation.

 

È opinione (o sensazione) diffusa che le industrie chimica e farmaceutica abbiano dimostrato di avere una maggiore solidità – negli anni della crisi – rispetto ad altri settori, anche se gli investimenti nella ricerca sono diminuiti e alcune aziende del Centro-Sud si sono spostate nel Nord Italia. Com’è oggi la situazione del settore chimico-farmaceutico nel nostro Paese? Come si è evoluta negli ultimi anni e come può essere considerata in paragone a quella degli altri Paesi europei?

Il panorama farmaceutico italiano è in salute e rappresenta uno degli ambiti forse meno colpiti dalle problematiche economico/finanziarie che negli ultimi anni hanno seriamente toccato il nostro Paese. Ciò detto, anche in questo settore la crisi ha generato diverse difficoltà, in particolare a livello di prezzi, con la riduzione notevole dei margini di guadagno e in generale con un abbassamento importante dei costi. E sicuramente c’è stato uno spostamento nel nostro settore anche di realtà con competenze molto limitate, con la conseguenza di un certo abbassamento dell’expertise professionale. C’è comunque da dire che sia le aziende chimiche di principi attivi (API) che quelle dedicate ai prodotti finiti (anche nell’ambito del contoterzismo) stanno andando incontro a un periodo fiorente, come dimostrano molti recenti progetti di investimento nei quali anche noi siamo stati coinvolti. Il confronto con gli altri Paesi europei è senz’altro incoraggiante, e in alcuni casi il panorama industriale italiano in questo settore registra una crescita superiore rispetto a quella media del continente.

 

Nel settore dell’industria chimico-farmaceutica ci sono normative molto stringenti e un sistema complesso di controlli. Nel contesto italiano quali sono state – negli ultimi anni – le evoluzioni più significative del quadro giuridico?

Gli aspetti normativi sono in effetti in continua evoluzione. La pressione regolatoria aumenta quotidianamente e la direzione è quella di una sempre maggiore conformità alle norme di settore e di un’attenzione crescente per il tema della sicurezza nella produzione farmaceutica. In particolare grande rilevanza ha assunto nell’ultimo periodo l’approccio basato sul cosiddetto “Quality Risk Management”, che ha portato nel mondo farmaceutico una metodologia già presente in ambiti quali il mondo della finanza, quello delle assicurazioni o anche quello della salute pubblica.

Anche la revisione dell’Annex 1 delle GMP europee ha avuto un notevole impatto, e ha portato all’identificazione, sulla base proprio del quality risk management, di tutta una serie di punti relativi alla produzione di medicinali sterili, rendendo questa tipologia di fabbricazione maggiormente regolata sia da un punto di vista impiantistico che procedurale.

Inoltre c’è da dire che gli enti ispettivi nell’ultimo periodo hanno notevolmente accentuato i controlli sulla cosiddetta “Data Integrity“, ovvero su tutto ciò che concerne la gestione dei dati elettronici strettamente legati al processo produttivo farmaceutico nel suo insieme, dai laboratori di controllo qualità ai reparti produttivi fino a tutti i software gestionali utilizzati in ambito farmaceutico.

Infine stanno assumendo sempre maggiore importanza gli aspetti legati alla cosiddetta “Serializzazione” dei farmaci, ovvero quell’insieme di processi che consente di associare ad ogni singola confezione di farmaco un codice univoco che identifica quella specifica confezione di farmaco a livello europeo e mondiale, garantendone quindi la non contraffazione.

 



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