Intervista a Claudio Tirapelle (Senior Manager – Direttore Datasys Network Verona)
DATASYS NETWORK FILIALE DI VERONA – La filiale Datasys Network di Verona (via Adriano Garbini 15) è stata fondata nel 1988. Si tratta della terza sede dell’azienda, aperta un anno dopo Genova e sette anni dopo Milano (1981). Claudio Tirapelle ha diretto la filiale con Paolo Castellani nei primi due anni ed è stato successivamente direttore unico di Datasys Verona, carica che ha ricoperto fino alla pensione, arrivata a gennaio 2019.
Perché – dopo Milano e Genova – la scelta di aprire una filiale Datasys è caduta negli anni Ottanta proprio su Verona? E perché ancora oggi il Gruppo Datasys punta molto sulla sede scaligera? Quali erano e quali sono i punti di forza che rendono la città particolarmente interessante dal punto di vista strategico e del business?
La filiale Datasys di Verona viene aperta nel 1988. A quei tempi lavoravo in una software house locale che era business partner di Datasys per il Veneto, e quindi ero già entrato in contatto da tempo con il mondo Datasys. Questa relazione commerciale funzionava molto bene, il mio rapporto con la dirigenza della Datasys era ottimo, e avevo già avuto modo di approfondire l’ampia offerta di prodotti e servizi dell’azienda. Ero quindi assolutamente disponibile per collaborare all’apertura di una nuova filiale proprio a Verona, città importante dal punto di vista del business. Verona rappresenta infatti la porta d’ingresso del Triveneto dalla Lombardia, si trova in una posizione strategica, e in quegli anni il Nordest era in una fase di tumultuoso sviluppo industriale, e si prospettava quindi come una piazza estremamente interessante per una società di informatica in forte espansione come la Datasys. La città di Verona è facilmente accessibile da Milano, è un importante crocevia di comunicazione, e ospita sul proprio territorio aziende commerciali e manifatturiere appartenenti a molteplici settori merceologici. Inoltre la presenza locale di un’importante facoltà universitaria di Economia e commercio avrebbe potuto consentire – e di fatto ha consentito – di reclutare delle ottime figure professionali.
In oltre trent’anni di lavoro nella filiale Datasys di Verona hai avuto modo di attraversare cambiamenti importanti a livello sociale, economico e aziendale. Quali passaggi, quali episodi e quali successi ricordi oggi con maggior piacere?
La gamma dell’offerta commerciale di Datasys è sempre stata indirizzata verso un mercato di fascia medio-alta, e il core business dell’azienda era ed è ancora oggi basato sulle soluzioni gestionali ERP, piattaforme software che tradizionalmente rientrano tra i prodotti e servizi che vengono sostituiti con meno frequenza dalle aziende. Queste particolarità dell’offerta Datasys mi hanno consentito da una parte di entrare in contatto con le realtà industriali più interessanti e più strutturate del Veneto, e dall’altra di stabilire con queste realtà un rapporto di partnership forte e duraturo, che in molti casi è tuttora in corso. Ho potuto dunque seguire da vicino l’evoluzione di molte aziende, accompagnandole nella fase di crescita con progetti informatici entusiasmanti e innovativi (e seguendole anche – ahimè – nella fase recessiva e di spending review).
Le organizzazioni radicate nel Nordest sono caratterizzate da dinamismo e flessibilità nei confronti del mercato, e questo ha obbligato le aziende (e quindi anche noi di Datasys che le seguiamo) a cercare continuamente soluzioni originali, veloci ed economiche per poter competere sui mercati, sempre più globali. Certamente l’individuazione di soluzioni efficaci e di successo, condivise con i nostri clienti, costituisce nel complesso l’insieme dei ricordi che sul piano professionale mi gratificano maggiormente, sia che si tratti di un sofisticato impianto di controllo di gestione nell’ambito di un’impresa edile, che di un sistema gestionale di magazzino che colloquia con un magazzino robotizzato per l’ottimizzazione della logistica, o di molte altre “avventure” informatiche che abbiamo avuto.
Gli anni di crisi hanno messo a dura prova il Nord-Est produttivo, e il Veneto ha raggiunto nei periodi peggiori il triste primato di regione italiana con il maggior numero di suicidi. Perché le difficoltà hanno colpito la regione in forme così accentuate? Le diagnosi in proposito sono contrastanti: secondo alcuni gli imprenditori sono stati eccessivamente propensi alle delocalizzazioni, mentre altri – al contrario – ritengono che le imprese venete – per rimanere competitive – avrebbero dovuto internazionalizzarsi ancora di più e con maggiore anticipo? Qual è la tua opinione a questo riguardo?
Le imprese del Nordest – come dicevo – sono caratterizzate da estremo dinamismo e flessibilità, e la cronaca giornalistica ha registrato negli anni d’oro la crescita a dismisura dei “capannoncini casa e bottega” nella campagna veneta. Poi è iniziato il processo di delocalizzazione, che per gli imprenditori del Nordest incomincia già negli anni ‘90 del secolo scorso (ricordo molto bene, per esempio, lo spostamento della produzione dei calzaturifici in Romania che c’è stato in quegli anni, un fenomeno talmente marcato che era arrivato ad incrementare considerevolmente il traffico aereo dall’aeroporto di Treviso verso Timisoara). Negli anni successivi gli imprenditori veneti hanno poi spostato le loro produzioni anche su altre piazze internazionali, che si sono via via rivelate più competitive ed attrattive, sia per quanto riguarda il costo del lavoro che per gli incentivi all’avviamento di siti produttivi. Trovo quindi sbagliate le critiche di chi ritiene che gli imprenditori veneti avrebbero dovuto internazionalizzarsi maggiormente e con più largo anticipo, e d’altro canto chi pensa che – al contrario – avrebbero dovuto delocalizzare meno non si rende conto che il mondo è cambiato e che chi vuole rimanere sul mercato deve adeguarsi a questi cambiamenti.
Il mio giudizio è questo: complessivamente secondo me c’è stata una buona capacità da parte dell’impresa veneta di adeguarsi al processo di globalizzazione, e in alcuni casi virtuosi ho potuto notare anche una buona capacità di anticipazione rispetto ai cambiamenti legati a un contesto sempre più globalizzato. Ciò detto, la crisi c’è stata e ha colpito duramente il tessuto industriale della nostra regione, determinando sofferenze soprattutto nell’ambito delle aziende più piccole, quei “capannoncini casa e bottega”di cui parlavo prima, realtà che hanno incontrato difficoltà gravi nell’organizzarsi in maniera strutturata e che hanno dovuto fronteggiare momenti molto difficili di stretta creditizia. Questo aspetto dimensionale denuncia a mio avviso quello che è forse uno dei limiti maggiori delle PMI venete: la difficoltà nel fare squadra, nel coagularsi in distretti produttivi in grado di fare massa critica. Chi è troppo piccolo non riesce ad aprirsi ai mercati esteri e finisce quindi con il subire la globalizzazione, anziché cavalcarla andando a conquistare fette di mercato che in passato era impensabile poter aggredire.
Si intravedono finalmente oggi i primi segnali di una ripresa. Cosa può offrire oggi il Gruppo Datasys – dal punto di vista consulenziale e delle soluzioni informatiche e web – alle aziende che stanno tornando a crescere e che hanno riguadagnato la possibilità di investire?
Io sono ottimista. Certamente molte aziende hanno chiuso, ma secondo me il momento peggiore è alle spalle. Le aziende più solide sono riuscite a superare questi anni di crisi dei consumi sul mercato interno, hanno saputo organizzarsi per esportare e ora vendono in tutto il mondo, stanno tornando a crescere e continueranno a crescere nei prossimi anni. Il made in Italy è un brand potentissimo, ha un valore riconosciuto in tutto il mondo, e ci sono alcuni distretti che finalmente iniziano ad organizzarsi in filiera per portare il Made in Italy all’estero. In Veneto i settori che stanno riguadagnando le fette di mercato che gli appartenevano e che sono destinati a crescere rapidamente nei prossimi anni sono a mio avviso in particolare il settore dei vini, quello del mobile, la produzione meccanica su commessa e di precisione, e il chimico – farmaceutico. Sono settori che noi di Datasys seguiamo da sempre e per i quali abbiamo soluzioni informatiche affidabili e consolidate.
Perché un’azienda dovrebbe scegliere oggi le soluzioni del Gruppo Datasys? Per rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto ricordare che siamo sul mercato con successo sin dal lontano 1981 (anno di fondazione dell’azienda e dell’apertura della sede centrale di Milano), e con la filiale di Verona siamo presenti fin dal 1988. Negli ultimi dieci anni sono moltissime le software house italiane che hanno chiuso, e quelle che sono rimaste sul mercato – e tra queste c’è la Datasys – sono certamente le migliori, ovvero quelle in grado di competere con le soluzioni informatiche internazionali vendute dalle grandi multinazionali. A questa constatazione vorrei aggiungere un’importante considerazione: ciò che a mio avviso ci distingue dalle altre software house italiane è la capacità – che abbiamo dimostrato di avere – di rinnovarci profondamente, allargando la nostra offerta alla luce delle esigenze imposte dai cambiamenti tecnologici in corso e dai mercati globalizzati. Oggi la Datasys è in grado di offrire alle aziende, oltre alle tradizionali soluzioni proprietarie in ambito gestionale (il software VelaERP con tutte le sue verticalizzazioni), e oltre alla consulenza in ambito controllo di gestione e alle soluzioni di Server Farm, da sempre pilastri importanti della nostra offerta, anche servizi innovativi a 360° per il web: dalle soluzioni applicative cloud al Sales Force Automation, dall’IOT al catalogo elettronico, dal CRM alle soluzioni per il digital marketing. In ambito web e digital marketing abbiamo oggi una squadra fortemente coesa e siamo presenti sul mercato – a partire dal 2018 – con il nuovo brand Dotwit, divisione specifica del Gruppo Datasys che raccoglie in un unico team tutte le competenze tecnologiche e creative necessarie per aiutare le aziende a sviluppare un percorso digitale di successo.