Intervista a Claudio Sponchioni – Co-fondatore e CEO Jobiri
JOBIRI –Azienda fondata nel 2017, con sedi a Milano, Crema e Trieste, Jobiri è il primo consulente di carriera digitale che utilizza l’intelligenza artificiale per agevolare e accelerare l’inserimento lavorativo di chi è in cerca di un impiego.
Quando si parla di intelligenza artificiale si pensa spesso a una rivoluzione tecnologica che può “rubare” dei posti di lavoro. Jobiri utilizza invece l’intelligenza artificiale per aiutare le persone a trovare lavoro. In che modo?
Da sempre la tecnologia contribuisce a cambiare i nostri stili di vita, la società, la cultura, i settori e quindi anche il lavoro. Il cambiamento, soprattutto se repentino come quello che caratterizza il mondo di oggi, genera incertezza e paura. Spesso non siamo pronti ad accettare il nuovo che incombe. Come del resto non lo erano i produttori di carrozze o di macchine da scrivere quando hanno dovuto affrontare rispettivamente l’introduzione dell’auto a motore o dei PC. Entrambe le innovazioni hanno però contribuito a migliorare la qualità della vita personale e lavorativa di miliardi di persone. Il cambiamento è accelerato rispetto al passato, ma ci troviamo in uno dei momenti più entusiasmanti del genere umano. Non è mai esistito un livello di benessere (e qui mi riferisco alle aspettative di vita, il tasso di istruzione, la ricchezza pro-capite, ecc.) tanto alto come quello attuale. Tante persone sono certamente preoccupate che l’intelligenza artificiale possa rubare posti di lavoro. Jobiri è l’esempio lampante di come invece la tecnologia possa accelerare l’inserimento in azienda. Riuscendo a comprendere, analizzare e valutare i curriculum realizzati dai candidati, Jobiri è in grado di contribuire a migliorarne l’efficacia tramite suggerimenti personalizzati e automatici sulla base delle principali 15 variabili prese in considerazione da selezionatori ed esperti HR nella fase di selezione.
Riuscendo ad interpretare automaticamente il background del candidato, Jobiri propone offerte lavorative e corsi in linea con il profilo dei candidati, così che a seconda del livello di impiegabilità ciascuno possa trovare immediatamente l’opportunità “su misura” di cui è in cerca o colmare gap o lacune che gli impediscono di inserirsi in azienda. Gli algoritmi di machine learning permettono inoltre alla piattaforma di imparare costantemente e dato il crescente numero di utenti e di offerte analizzate, di raffinare sempre più i propri risultati offrendo un servizio sempre più personalizzato e quindi più efficace.
Jobiri è una startup di successo, già vincitrice di diversi premi e riconoscimenti. Come nasce l’idea di Jobiri? Con quali scopi e a partire da quali considerazioni sui sistemi tradizionali di ricerca del lavoro?
Grazie infinite per le belle parole. Abbiamo sicuramente vinto vari riconoscimenti e il mercato sta apprezzando la nostra soluzione, ma siamo ancora lontani dall’idea di successo che abbiamo in mente. Mi sentirò più tranquillo nell’affermare che siamo una startup di successo nel momento in cui riusciremo a garantire che ogni giovane, studente, donna, candidato o disoccupato alla ricerca di un impiego potrà contare su un proprio consulente di carriera digitale intelligente, così che nessuno sia più solo in uno dei momenti spesso più complicati e stressanti della propria vita: l’inserimento o il reinserimento in azienda.
I primi ragionamenti sull’attuale idea imprenditoriale abbiamo iniziato a farli tre anni fa. Io stavo lavorando per una grande multinazionale delle risorse umane e Roberto Sponchioni, Cofounder e CTO, lavorava per la più importante azienda globale di sicurezza informatica e allo stesso tempo, stava aiutando un’amica a trovare lavoro in Irlanda.
Stavamo guardando al problema del lavoro secondo diverse prospettive ed entrambi ci siamo resi conto che le logiche del sistema dei servizi di accompagnamento al lavoro non sono più adeguate all’attuale contesto. In Italia, per esempio, un dipendente di un centro per l’impiego deve gestire 254 disoccupati contro i 30 della Germania. Un operatore di un career service universitario invece dovrebbe supportare in media 500 laureati all’anno. Purtroppo, quello che succede è che di fatto i candidati sono abbandonati a sé stessi. Se a questo aspetto aggiungiamo il fatto che mediamente si cambierà lavoro tra le 7 e le 10 volte nell’arco di una vita, diventa evidente che il modello attuale non solo non è efficace, ma non è più sostenibile.
L’attuale maggioranza di governo sta lavorando per migliorare il ratio candidato alla ricerca e operatore a supporto (Navigator). L’intervento è sicuramente auspicabile ma il vero salto di qualità lo si riuscirà ad ottenere quando consapevolmente si deciderà di investire anche in tecnologia per rendere finalmente più efficienti, scalabili e anche self service i servizi al lavoro. Diversi clienti ci hanno già definito il Digital Navigator che serve all’Italia. Per ovviare ai limiti fisici e operativi di centri per l’impiego, scuole, università, informagiovani e agenzie per il lavoro è necessario cambiare paradigma ed è per questo che abbiamo lanciato Jobiri, il 1° consulente di carriera digitale che grazie all’intelligenza artificiale accelera l’inserimento o il reinserimento in azienda e al contempo digitalizza i servizi di carriera.
Errori nella scrittura del curriculum, ingenuità durante i colloqui, uso inadeguato o inappropriato di Linkedin e dei social network: quali sono i passi falsi più frequenti nelle persone che cercano lavoro?
Jobiri è un consulente di carriera digitale disponibile 24 ore su 24 che offre tutti i più evoluti strumenti di accompagnamento al lavoro in un’unica soluzione online. Come un coach di carriera (o Navigator, per usare un termine molto in voga oggi) in carne ed ossa, aiuta a definire obiettivi lavorativi, a trovare offerte lavorative, permette di costruire curriculum e lettere di motivazioni efficaci in meno di 15 minuti e consente di allenarsi ai colloqui con video interviste simulate, il tutto comodamente da tablet, pc o cellulare.
Il vantaggio di aver creato un ecosistema di carriera integrato e digitale permette da una parte di accompagnare in maniera più efficace i candidati e allo stesso tempo di identificare chiaramente gli errori più comuni commessi lungo l’intero processo di ricerca. Abbiamo fatto delle analisi sui dati di cui disponiamo e nel 13% dei casi i CV inseriti dagli utenti contengono degli errori grammaticali, di ortografia o di formato. Nel 63% dei casi invece gli utenti non hanno personalizzato il CV sulla base dell’offerta lavorativa alla quale intendevano candidarsi. Questi errori certamente riducono (per non dire azzerano) le probabilità di essere contattati per un colloquio. Sul fronte colloquio invece l’errore più grave che viene commesso (purtroppo qui la percentuale sale al 78% dei casi) è la mancanza di preparazione o una preparazione inadeguata. Non informarsi sull’azienda per la quale si deve affrontare un colloquio e non prepararsi alle principali domande (con Jobiri permettiamo di allenarsi ai colloqui con delle video interviste self service) sono gli scivoloni più comuni. Sul fronte social media, i candidati più giovani tendono a non gestire adeguatamente le privacy policy dei canali che utilizzano permettendo a chiunque di accedere alle informazioni che disseminano in rete. Ormai i recruiter verificano sempre più spesso i profili social dei candidati prima di chiamare qualcuno a colloquio. Avere un ottimo curriculum non assicura più l’accesso alle selezioni se al contempo sui social sono presenti foto al limite della decenza o esternazioni grossolane o volgari.
L’Italia è al penultimo posto in Europa (dopo la Romania) per numero di laureati: secondo i dati Eurostat il 16% degli italiani in età da lavoro ha una laurea, contro il 27% di media europea, con una percentuale che sale – nel nostro Paese – al 26% nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni, scontrandosi però con una media Ue – nella stessa fascia d’età – del 38%. D’altro canto, anche chi si laurea fatica oggi a trovare lavoro in Italia. Quanto è importante laurearsi per trovare un impiego soddisfacente?
Statistiche alla mano, laurearsi permette migliori opportunità occupazionali. In media i laureati in Italia hanno un tasso di occupazione del 78,3%, contro il 65,5% di chi è in possesso di un diploma.
Se consideriamo anche le aspettative retributive, le migliori gratificazioni arrivano senza dubbio anche in questo caso con il titolo di studio di più alto livello. È dimostrato che una laurea consente di avere stipendi medi più alti rispetto a un diploma. Il differenziale retributivo cresce più passano gli anni e attorno ai 45 anni ci si può attendere uno stipendio medio del 60% più alto rispetto al titolo di un Istituto superiore.
Lo scenario ovviamente cambia se analizziamo più nel dettaglio i diversi corsi di laurea: le prospettive occupazionali e retributive possono avere grandi differenze tra un percorso e l’altro. Pensiamo per esempio a quanto sono richieste le lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), o come al contrario facciano più fatica ad inserirsi in azienda profili che provengono da lauree in legge o su materie umanistiche.
In ogni caso: in un’epoca caratterizzata da un dinamismo mai visto prima nella storia, dove l’unica vera certezza è il cambiamento, acquisire e mantenere competenze forti in materia di occupabilità significa assicurarsi un futuro lavorativo più sicuro e stabile rispetto a chi invece punta all’obiettivo del posto fisso o semplicemente a conseguire una laurea.
L’errore strategico più grave che un giovane, uno studente, un lavoratore o un disoccupato possa fare è affidare la propria sicurezza lavorativa ad un posto di lavoro a tempo indeterminato. Purtroppo, come la recente crisi ci ha insegnato, nessuna azienda e quindi nessun posto fisso è più al sicuro.
La vera chiave di lettura per riuscire in questo ambiente in costante cambiamento e fortemente competitivo è una sana voglia di fare, unita a tanta curiosità per la tecnologia (che può portare ad ibridare anche il proprio ruolo), alla consapevolezza e a tanta responsabilità. Inclusa quella di decidere che esistono Paesi più coerenti con il proprio percorso personale e professionale rispetto al Paese nel quale si è nati e cresciuti. La nostra casa oggi è il mondo.