Right Hub. L’innovazione nel Terzo Settore

Intervista a Luca Guzzabocca – Fondatore e General Manager Right Hub

A cura di Luigi Torriani

RIGHT HUB – Azienda fondata nel 2015, con sede legale a Milano e sede operativa a Seregno (MB), Right Hub offre servizi di consulenza a 360 gradi per le imprese del Terzo Settore (associazioni, cooperative, onlus, fondazioni, enti no profit ecclesiali, etc).

Le imprese no profit per statuto non possono creare dei business nel senso stretto del termine, ma questo non significa che non debbano cercare di consolidarsi e di incrementare il proprio successo. Right Hub aiuta le imprese del Terzo Settore a potenziare la propria efficienza, attraverso un miglioramento sul fronte del controllo delle spese, dal punto di vista informatico, nel processo di acquisto di beni e servizi, sul piano commerciale e delle occasioni di business e nella sostenibilità ambientale e sociale degli acquisti. Quali sono oggi le opportunità ancora inespresse nella gestione di un’impresa no profit?

Il punto più critico è quello della gestione delle spese e dei costi, che nel Terzo Settore è un tema particolarmente delicato per due motivi: da una parte la trasparenza, dall’altra la capacità professionale. La trasparenza nella gestione di un’impresa no profit è ovviamente una questione fondamentale, che però a che fare con l’onestà delle persone e non richiede alcuna consulenza: chi è onesto promuove una gestione trasparente, chi non è onesto si assumerà le responsabilità morali ed eventualmente penali del suo operato. Noi interveniamo sulla seconda questione: la capacità professionale. Ci sono molte cooperative sociali e organizzazioni no profit nelle quali tutti operano con la massima onestà e con i più nobili scopi ma la gestione è inadeguata per una ragione molto semplice: la carenza di competenze e di capacità professionali. Il risultato è che l’impresa no profit – pur nella perfetta buona fede di tutti – rischia di sprecare soldi e risorse che con una gestione più attenta potrebbero essere recuperati e utilizzati nel modo migliore. Right Hub affianca e supporta le organizzazioni del Terzo Settore aiutandole a diventare più efficienti, innanzitutto attraverso percorsi adeguati di informatizzazione e digitalizzazione del processo acquisti.

Poi c’è un altro grande punto critico, che troppo spesso viene sottovalutato: la scelta dei fornitori e delle forniture. Un’impresa no profit che opera correttamente, agisce sempre ponendosi scopi che hanno che fare con la solidarietà e con la responsabilità dal punto di vista del rispetto sia sociale che ambientale. Per essere davvero virtuosa, tuttavia, l’impresa no profit dovrebbe porre la massima attenzione anche nel selezionare fornitori di beni e di servizi che siano coerenti con questo spirito e con questa missione. Pensiamo per esempio alla scelta dei prodotti (oggetti, fiori, dolci, ecc.) usati nelle raccolte fondi: chi sono i soggetti che forniscono i prodotti che io andrò poi a proporre al pubblico in cambio di una donazione? Scegliere fornitori virtuosi è un segno di coerenza e secondo me può aiutare anche a potenziare le raccolte fondi, se si accompagna il tutto con uno storytelling adeguato. La “narrazione” dovrebbe avere più coerenza e dovrebbe essere completa: chi acquista un prodotto da una onlus facendo un’offerta non si accontenta di ricevere un racconto in chiave positiva della onlus stessa. Vuole un racconto analogo anche sui prodotti proposti e su chi li ha forniti.

 

L’aspetto più innovativo della vostra offerta è rappresentato da Right Hub Matching, piattaforma online che aiuta le imprese del Terzo Settore a trovare nuove opportunità, mettendo in contatto da una parte i seller (cooperative e imprese sociali che offrono beni e servizi), dall’altra i potenziali buyer (imprese profit e no profit). Come funziona Right Hub Matching e quali sono i vantaggi che offre rispetto alle soluzioni tradizionali (non digitali) di mediazione e di incontro tra domanda e offerta?

Ho lavorato per anni come procurement manager, anche in multinazionali americane. Negli USA è centrale – sia a livello legislativo che a livello culturale – il tema della Supplier Diversity, cioè della diversificazione dei fornitori da parte delle società pubbliche e private, che sono in parte vincolate e in parte incentivate a scegliere tra i propri fornitori anche imprese guidate da donne oppure da persone appartenenti a gruppi di minoranza etnica o in difficoltà (per esempio veterani e reduci di guerra). Un discorso di questo tipo in Italia non è applicabile in questi termini, ma ho cercato di fare qualcosa di simile con Right Hub Matching, l’unica piattaforma ad oggi esistente in Italia per avvicinare il no profit e le aziende private, creando opportunità di business per le cooperative sociali e suggerendo alle aziende una diversificazione dei fornitori e un’inclusione – tra i propri fornitori – anche di una o più imprese del mondo no profit.

 

Come nasce Right Hub? A partire da quali idee e con quali scopi?

Right Hub nasce dalla mia duplice esperienza, come manager di aziende private da una parte e come persona legata al mondo del no profit dall’altra. Ho fatto il manager per 27 anni in diverse aziende private nazionali e multinazionali, e nel 2007 ho fondato “Acquisti & Sostenibilità”, la prima realtà no profit in Italia (e la seconda in Europa) che si è occupata di promuovere gli acquisti sostenibili e responsabili nelle aziende. Queste due esperienze sono poi confluite in Right Hub, che nasce con lo scopo di unire profit e no profit e di portare efficienza e opportunità di business nel Terzo Settore.

 

Right Hub è impegnata anche nell’inserimento di persone con disabilità, e supporta le imprese profit per l’applicazione di un particolare e poco conosciuto strumento della legge 68/99 relativo all’inserimento obbligatorio di lavoratori disabili, strumento che permette di non assumere il lavoratore disabile ma di includerlo in una cooperativa sociale da cui l’azienda si approvvigiona di beni e servizi. Quali vantaggi e quali benefici porta questo strumento all’impresa?

La legge 68/99 obbliga tutte le società dai quindici dipendenti a inserire nell’organico i lavoratori disabili. Ma molti non sanno che c’è anche la possibilità di includere il lavoratore disabile in una cooperativa sociale anziché assumerlo in azienda. È una soluzione che io consiglio perché è vantaggiosa per tutti. L’impresa può così, ad esempio, risparmiare soldi evitando i costi di ricerca e selezione, come i costi per l’assunzione diretta a tempo indeterminato; la cooperativa sociale aumenta il lavoro da fare, aumenta il volume del proprio fatturato e accresce l’ampiezza dei propri contatti; la persona disabile trova delle opportunità di lavoro che altrimenti – specie se è un disabile grave – avrebbe difficoltà a trovare. Anche in questo caso Right Hub è un tramite  importante tra le cooperative sociali e le aziende, e propone un servizio di consulenza per selezionare i beni e servizi più appropriati alle esigenze delle imprese, garantendo la serietà e affidabilità delle cooperative sociali da cui acquistarli, attraverso un processo rigoroso di valutazione e qualificazione.



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