RIVA Industria Mobili S.p.A. Intervista a Maurizio Riva

RIVA Industria Mobili S.p.A. Intervista a Maurizio Riva

A cura di Enrico Casartelli

Maurizio Riva è il presidente e comproprietario di Riva 1920, il marchio registrato con il quale dal 1993 viene commercializzata la collezione di mobili prodotta dall’azienda.

È una storia imprenditoriale che nasce nel 1920 a Cantù, nel cuore della Brianza, in una piccola bottega artigiana a conduzione familiare fondata da Nino Romano e specializzata nella produzione di arredi in legno massello dallo stile classico. A fine degli anni ’70 Maurizio segue le orme del padre e del nonno. Inizia un processo artigianale di valorizzazione del legno naturale attraverso l’impiego di cere ed olii anch’essi completamente naturali, tratto distintivo di Riva 1920 che nel 1987 inaugura la prima unità produttiva e cinque anni dopo presenta per la prima volta la sua collezione di arredi al Salone Internazionale del Mobile di Milano.

La visione dell’azienda è la ricerca continua dell’innovazione, infatti vengono introdotti i legni di riuso quali il Kauri millenario della Nuova Zelanda, le Briccole della Laguna di Venezia ed il Cedro del Libano. Nel 2005 viene inaugurata la seconda unità produttiva e nel 2010 terminano i lavori di costruzione del Riva Center. Questo edificio ospita al piano terra uno Showroom di circa 1200 metri quadrati, al primo piano un Museo del Legno e al secondo lo Spazio “Pangea Lab”.

Nel 2013 viene aperta una terza unità produttiva specializzata nella lavorazione dei tronchi di cedro.

Ho incontrato Maurizio Riva nella sede della sua azienda, il Riva Center, a Cantù, e gli ho posto alcune domande.

Lei ha fatto molti progetti innovativi e di rilievo, ne cito solo alcuni. 2001, progetto “Ground Heroes” a ricordo di quel maledetto undici settembre. 2015, serie di sedute in legno massello di noce rifinite con olii naturali per il coro della Comunità Benedettina dell’Abbazia dei SS. Pietro e Paolo in Viboldone, frazione di San Giuliano Milanese. 2015, cento poltrone con inginocchiatoio in legno massello di cedro profumato per la Santa Sede in Vaticano.2015, il tavolo Pangea disegnato dall’architetto De Lucchi e all’ingresso di Expo 2015 quale simbolo di benvenuto … E tanti altri. A quale di questi progetti è più legato?

Sicuramente al primo che Lei ha citato: il progetto “Ground Zero… Ground Heroes” per dimostrare tutta la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime della tragedia delle Twin Towers. È stato un bellissimo esempio di connubio di designer di alto livello: Terry Dwan, Antonio Citterio, Renzo e Matteo Piano, Paolo Pininfarina e Mario Botta. I cinque tavoli sono stati resi ancora più esclusivi dal materiale utilizzato: il Kauri millenario, legno unico al mondo, che risale al periodo giurassico. L’essenza rara e antica del Kauri, unito al suo forte simbolo di rinascita, dà un significato profondo nella realizzazione di questo progetto. I cinque modelli di tavoli assemblati in un unico ed esclusivo esemplare sono stati venduti in un’asta di beneficenza organizzata dalla casa d’aste americana Christie’s; il ricavato è stato interamente devoluto alla FDNY Columbia Association, in favore dei figli dei Vigili del Fuoco e degli Agenti di Polizia italo-americani di New York.

Lei è famoso, e non solo in Italia, per la creatività dei suoi mobili e perché si avvale della collaborazione dei più importanti architetti internazionali. Come ha fatto a costruire questo network di tutto rispetto? O meglio qual è stato il primo tassello?

Fondamentale è stato l’incontro con Pininfarina, poi è seguito quello con Renzo Piano fino ad arrivare ad altri studi di architettura e design come per esempio quello di Michele De Lucchi e Mario Botta. C’è da aggiungere che mi piace molto incontrare i giovani, attirarli nel settore dell’arredamento e scoprire i potenziali talenti. Infatti spesso mi reco al Politecnico di Milano e nelle Università di Venezia, Torino, Losanna… per tenere degli incontri e meeting agli studenti. Voglio trasmettere loro la mia passione di artigiano perché anche tuttora mi sento più falegname che imprenditore.

Nel sito della Sua azienda è riportato come valore principale “Il nuovo Lusso è abitare in uno spazio Sostenibile ed Ecologico”. Noto che le parole sono scritte con le iniziali maiuscole. Questo, secondo me, ha un significato di decisionalità e autorevolezza che rispecchia il Suo carattere, ma in che modo queste parole riflettono i prodotti della Sua azienda?

Si traducono in trent’anni di sostenibilità dei prodotti nel ciclo produttivo: non usiamo truciolati, ma legno massello che è esclusivamente di forestazione o di riuso, i materiali di rifinitura sono prevalentemente cera e oli naturali. Tramandiamo questa tradizione ecologica e sostenibile ai giovani, infatti ora siamo alla quarta generazione e ci stiamo preparando alla quinta.

Nella produzione Lei ha dato più spazio all’artigianato o all’innovazione tecnologica dei mezzi di produzione?

Deve essere un riuscito connubio tra le due entità in cui però il lavoratore deve sentirsi più artigiano che tecnico. I nostri macchinari sono di alto livello tecnologico e questo è assolutamente indispensabile per arrivare a certi livelli, ma deve prevalere l’impronta umana con una forte esperienza e conoscenza nell’uso del legno, e di conseguenza le relative abilità manuali.

Come vede i giovani nell’inserimento in ambito imprenditoriale del settore dell’arredamento?

Devono continuamente mettersi in gioco come ho fatto io per esempio nel passaggio dall’azienda artigianale a quella produttiva. Faccio un po’ di storia personale; la svolta, con il passaggio da una produzione orientata solo ai privati a una produzione per la grande distribuzione, è avvenuta in un incontro in Germania con Wecksser, un noto importatore e rivenditore di mobili. In quell’occasione abbiamo valutato il mercato su una scala più ampia.

Nella zona della Brianza ci sono scuole di formazione di legno e arredamento. Nella Sua azienda ha problemi di inserimento lavorativo dei giovani?

Tanti ragazzi arrivano in stage oppure per giornate di formazione nelle nostre linee produttive, successivamente non abbiamo nessun problema nell’inserirli in azienda. Sono allievi che provengono principalmente dall’Enaip e dal Liceo Artistico Statale di Cantù, dall’Ipsia Meroni di Lissone e dal CNOS-FAP di Arese.

Ultima domanda o considerazione, forse la più impegnativa. Siamo da poco usciti dal terribile e lungo periodo del Covid che ha molto rallentato l’azienda produttiva, e l’“homo sapiens” ha iniziato non una, bensì due guerre che stanno coinvolgendo potenze mondiali come la Russia con cui le aziende di arredamento, soprattutto di lusso, avevano un ottimo export. Come vede il futuro economico pensando anche alle nuove generazioni?

La mia personale opinione è che ogni giorno le informazioni dei mass-media parlano solo di avvenimenti tragici e di guerra, penso che questa situazione sia nelle mani di irresponsabili che non sempre pensano a migliorare il mondo e la vita delle prossime generazioni. Il concetto di “homo sapiens” che Lei cita è drammaticamente caduto. Speriamo solo che la politica e il buon senso prevalgano finalmente sugli interessi geoeconomici che hanno sempre dato origine ai conflitti.



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