Intervista a Angelmaria Bianchi – CEO Tintoria Comacina Srl
TINTORIA COMACINA SRL – Azienda fondata nel 1981, con sede centrale a Senna Comasco (in provincia di Como), Tintoria Comacina è specializzata in servizi di tintura di tessuti e articoli tessili.
Come nasce Tintoria Comacina? Qual è la sua esperienza da imprenditore, come si è evoluta negli anni l’azienda e quali sono oggi i vostri punti di forza?
La Tintoria Comacina nasce nel 1981, fondata da me e da un imprenditore amico. Avevamo entrambi una stamperia, ci siamo trovati in sintonia con l’idea di tentare una nuova avventura imprenditoriale, e siamo partiti creando quella che all’inizio era una tintoria specializzata esclusivamente nella lavorazione della seta. In seguito abbiamo ingrandito e differenziato il parco macchine, e oggi siamo in grado di offrire servizi di tintura industriale praticamente su tutti gli articoli tessili esistenti (seta, lana, cashmere, cotone, viscosa, nylon, acetato, poliammide, e tessuti misti di ogni genere). I nostri punti di forza sono l’esperienza e la capacità di soddisfare al meglio anche le richieste più difficili. Nel campo delle sete, per esempio, lavoriamo anche su articoli molto pesanti e particolarmente delicati, e lo facciamo tingendo a stella, metodo di tintura tradizionale oggi raramente utilizzato che conferisce il massimo di pienezza alla fibra senza snaturarla. Tingiamo naturalmente anche in corda, come si usa abitualmente, ma quando è necessario abbiamo le competenze – oggi difficili da trovare sul mercato – per tingere come si faceva una volta, mantenendo il massimo della qualità per il tessuto. Offriamo un servizio a 360 gradi e siamo in grado di soddisfare qualsiasi esigenza nell’ambito della tintura industriale.
Com’è oggi la situazione del comparto tintorie in Italia? Quali numeri ha oggi il mercato, quanto ha pesato la crisi e quali prospettive future si intravedono?
Un tempo le tintorie potevano riuscire a sviluppare fatturati importanti anche trattando un solo articolo, che per noi era la seta. Oggi non è più possibile, e una tintoria industriale – per stare in piedi – deve trattare tutti i tessuti. La situazione del comparto è stazionaria, dopo anni di crisi chi è sopravvissuto ed è rimasto sul mercato intravede una ripresa, ma certamente non parliamo di un settore in espansione. La crisi peggiore – perlomeno nel distretto comasco – l’hanno attraversata le stamperie, che negli ultimi trent’anni sono andate diminuendo notevolmente di numero. Le tintorie hanno resistito maggiormente, sono meno di un tempo ma il calo è stato percentualmente inferiore rispetto a quello delle stamperie. È chiaro comunque che la crisi nel nostro mondo c’è stata, è stata molto dura, e i problemi ci sono stati e ci sono per tutti. Oggi dobbiamo cercare di lavorare al meglio ponendoci l’obiettivo realistico di mantenere – e nei limiti del possibile incrementare – lo spazio e le quote di mercato che abbiamo raggiunto negli anni. Cerchiamo ogni giorno di migliorare dal punto di vista tecnico e qualitativo, abbiamo ottenuto il marchio Seri.co (che garantisce la qualità e la tracciabilità su tutte le materie prime utilizzate), e continuiamo dando sempre il massimo lungo la strada intrapresa quarant’anni fa con la fondazione dell’azienda.
Tintoria Comacina offre una vasta gamma di colorazioni e sfumature per i tessuti. Quanto è importante la scelta del colore e quali sono i colori più richiesti?
La scelta dei colori – in ambito tessile – è certamente fondamentale, ma non dipende da noi. Sono gli stilisti e i professionisti del settore moda e fashion che fanno le scelte. Noi dobbiamo essere perfetti e impeccabili nel soddisfare le richieste del cliente, ovvero nel riprodurre esattamente i colori che ci vengono richiesti, garantendo ai massimi livelli la solidità delle tinte e la precisione del colore. Di colori “più richiesti” in senso assoluto non ce ne sono: le richieste variano di anno in anno e seguono l’evoluzione delle mode e delle tendenze. Ogni collezione si basa comunque su almeno una decina di colori, per cui anche nell’anno in cui va molto un certo colore (per esempio l’arancio) si continua ovviamente a lavorare su una gamma più ampia.
Quello di Como è uno dei distretti tessili più importanti a livello internazionale, e nel nome stesso della vostra azienda viene segnalato un legame forte con il territorio. Quanto contava in passato e quanto conta oggi il marchio “Como”?
Il marchio Como conta ancora ma conta meno di un tempo. In passato c’era stata la capacità di valorizzarlo al massimo, poi – quando è arrivata la crisi e la nave ha cominciato ad “affondare” – molte aziende del territorio si sono orientate altrove e non se la sono più sentita di provare a salvare e rilanciare il distretto comasco come capitale del tessile in Italia. Una volta venivano tutti a Como, c’erano diverse fiere di alto livello ed eventi di settore tra i più importanti nel mondo. Ideacomo, per esempio, era una rassegna molto seguita, ma dal 2005 – come è noto – non esiste più. Oggi invece vanno tutti a Milano Unica o a Première Vision a Parigi, o in altre grandi città, ma non a Como. È chiaro che il brand Como nel tessile si fondava anche sulle fiere e su un marketing territoriale che oggi non esiste più. Rilanciare il marchio Como non spetta ovviamente a una tintoria ma ai converter, ovvero alle aziende nostre clienti, che dovrebbero secondo me tornare a fare fronte comune con l’obiettivo di ridare al tessile comasco l’importanza che aveva una volta. Il tema comunque è delicato e non è certo mia intenzione criticare né giudicare nessuno. Il mio è un auspicio, la mia è una speranza: che la Como del tessile torni ai fasti di un tempo. Ma so bene che non è semplice e che bisogna avere pazienza.