Chateau d'Ax. La grande industria italiana del mobile

Chateau d’Ax. La grande industria italiana del mobile

Intervista ad Alessandro Colombo – General Manager Chateau d’Ax Spa

A cura di Luigi Torriani

CHATEAU D’AX – Storica azienda italiana fondata nel 1948 da Bruno Colombo e guidata ancora oggi dalla famiglia Colombo, Chateau d’Ax produce e vende in tutto il mondo mobili e complementi d’arredo. Ha sede centrale a Lentate sul Seveso, nel cuore della Brianza, esporta in 84 nazioni e ha un’ampia e capillare rete di negozi in franchising, in Italia e all’estero.

Chateau d’Ax è un marchio storico del Made in Italy, un brand italiano conosciuto in tutto il mondo. Quali sono i momenti più importanti nella storia dell’azienda, i grandi successi commerciali, i prodotti di cui si è parlato maggiormente e gli aneddoti che vuole condividere con i lettori del Datasys Magazine?

Chateau d’Ax nasce nel 1948 in Brianza come fornitore di negozi indipendenti e si consolida nei decenni successivi come azienda leader nella produzione di prodotti per l’arredamento della casa, in particolare nel comparto dell’imbottito (salotti). I momenti più importanti nella storia dell’azienda sono due, entrambi fondamentali per la crescita e il successo del marchio:

– All’inizio degli anni Novanta: la trasformazione da semplice fornitore a gestore di un sistema di franchising, con una rete che è andata estendendosi nel tempo, fino ad arrivare agli attuali 400 negozi Chateau d’Ax nel mondo

– Nella seconda metà degli anni Novanta: l’internazionalizzazione e l’apertura di punti vendita negli altri Paesi d’Europa, in Nord America e in Asia

Chateau d’Ax resta comunque ancora oggi un’azienda orgogliosamente Made in Italy, e il cuore è rimasto brianzolo. La nostra sede centrale si trova ancora oggi a Lentate sul Seveso, in provincia di Monza.

 

Il core business di Chateau d’Ax è rappresentato dai mobili e dalle soluzioni d’arredo per la casa. Quali sono oggi i prodotti di punta e che evoluzione c’è stata negli ultimi anni dal punto di vista della creatività, dell’innovazione e del design?

Ci siamo progressivamente spostati negli anni dal classico/barocco al moderno/contemporaneo, cercando sempre di interpretare al meglio le evoluzioni del gusto e dello stile. Nel nostro core business (imbottito, salotti) ci muoviamo da sempre con proposte pensate per una fascia media e medio-alta, con la possibilità di personalizzazioni di ogni genere sui prodotti e servizi.

 

Chateau d’Ax ha anche una divisione dedicata al settore del contract alberghiero. Quanto è importante per voi questo ambito di business, oggi e in prospettiva, e perché avete deciso di puntare anche su questo comparto?

Lavoriamo già da diversi anni nel settore alberghiero, come fornitori sia di singoli prodotti per l’arredamento sia di soluzioni complete chiavi in mano. Credo che il settore sia potenzialmente interessante e che possa darci delle buone soddisfazioni in futuro. Nel caso degli alberghi operiamo soltanto su una clientela di fascia alta (hotel da 4 e 5 stelle), con un crescente successo all’estero e con maggiori difficoltà in Italia. Nel nostro Paese c’è meno apertura e c’è una miopia di fondo: chi come noi è molto conosciuto come brand nel retail di medio livello, viene percepito con diffidenza quando prova a proporsi nel contract alberghiero di alta gamma. Questa diffusa percezione è assolutamente sbagliata, sia perché in ambito retail stiamo cercando di intercettare sempre di più anche un pubblico di livello più alto che medio, sia perché – in ogni caso – siamo perfettamente in grado di soddisfare al tempo stesso le richieste di un pubblico di fascia media nel retail e le esigenze di clienti di alta gamma in ambito alberghiero. Le due cose non si escludono, e i nostri progetti per hotel realizzati con successo lo dimostrano.

 

Di recente Chateau d’Ax ha mosso i primi passi anche nel mondo della moda e del lusso, proponendo – per esempio – una linea di borse in pelle e una linea di complementi d’arredo (cuscini, poltrone, lampade, ecc.) arricchita da inserti e dettagli in oro e diamanti. Si tratta di semplici esperimenti o avete intenzione nei prossimi anni di puntare sempre di più sul settore moda e sul mercato del lusso?

Come dicevo poc’anzi, il mercato del lusso ci interessa e intendiamo proporci sempre di più anche per un pubblico di fascia alta, e non più soltanto per la nostra tradizionale clientela di livello medio e medio/alto. Per quanto riguarda – più in generale – il discorso tessile e moda, parliamo di qualcosa che si pone come arricchimento, integrazione e perfezionamento della nostra abituale offerta. Il nostro core business resterà sempre legato ai mobili e all’arredamento, ma la parte tessile/moda potrebbe diventare per noi sempre più interessante.

 

Chateau d’Ax esporta in tutto il mondo e ha una rete molto ampia di negozi, in Italia e all’estero. Quali sono per voi i Paesi e i mercati più interessanti? E quali sono i nuovi contesti geografici che potrebbero diventare interessanti in futuro?

Più che cercare di aprire nuovi mercati, vorrei lavorare per consolidare ed ampliare ulteriormente la presenza di Chateau d’Ax nei mercati sui quali siamo già presenti e conosciuti, ovvero in Europa (Italia, Francia, Belgio, Germania), ma anche e soprattutto negli Stati Uniti e in Cina. Già oggi l’80% del nostro fatturato viene fatto all’estero e soltanto il 20% in Italia, e Usa e Cina sono i contesti dove intravedo le maggiori opportunità di crescita, sia dal punto di vista della nostra rete di negozi in franchising sia nell’ambito della Grande Distribuzione.

 

Quali sono i “sogni nel cassetto” e i progetti più significativi che vorreste portare avanti in futuro?

Come ho già in parte detto nelle precedenti risposte, il grande obiettivo – oltre a un consolidamento e a un ampliamento della nostra rete di punti vendita legati al nostro business tradizionale – è riuscire a riposizionare il brand Chateau d’Ax anche su una fascia di mercato di alto (e non solo medio) livello. Oggi infatti – e in Italia questo fenomeno è particolarmente evidente – c’è troppo low cost in quello che tradizionalmente chiamiamo il mercato di fascia media, ci si basa soltanto su offerte “speciali” e c’è una guerra ad abbassare i prezzi che in ultima istanza non fa bene a nessuno e impedisce di creare valore.



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