Coronavirus. Il punto di vista degli imprenditori tessili – MONICA ZOLI

Coronavirus. Il punto di vista degli imprenditori tessili – MONICA ZOLI

Intervista a Monica Zoli – Socia Dino Zoli Group 

A cura di Luigi Torriani

Intervista Monica Zoli_Dino Zoli Textile. Una grande azienda a ForlìDINO ZOLI GROUP – Eccellenza imprenditoriale italiana, il Gruppo Dino Zoli è composto da dodici aziende operanti in settori molto diversi fra loro. Fra queste la capofila è DINO ZOLI TEXTILE, che è stata fondata a Forlì nel 1972 e ha come core business la produzione e distribuzione di tessuti per l’arredamento. 

Quale sarà secondo lei l’impatto dell’emergenza Coronavirus sul settore tessile italiano, e che cosa chiede – come imprenditrice – alla politica italiana ed europea? 

Al momento è impossibile quantificare esattamente l’impatto di questa emergenza sul settore tessile, ma è chiaro che sarà molto forte e che la ripresa richiederà tempi lunghi. Tutte le aziende andranno incontro a criticità finanziarie e avranno problemi di liquidità, ed è palese che la politica dovrà intervenire in primo luogo sul piano delle scadenze fiscali, evidentemente non limitandosi – come è stato fatto questa settimana – a spostare il termine dei pagamenti di quattro giorni!

Quello che chiedo alla politica è di considerare le aziende come le cellule fondamentali del sistema Paese, non come risorse da mungere o da spremere (ammesso che sia ancora possibile farlo…) ma come colonne portanti dell’Italia, da salvaguardare ad ogni costo se si vuole evitare il crollo dell’intero edificio. Siamo nel pieno dell’emergenza, al momento i decreti economici del governo sono assolutamente insufficienti e il timore è che per l’ennesima volta ci sia il tentativo di lasciare la ricostruzione quasi esclusivamente a carico delle aziende e dei privati. Non deve essere così.

È necessario rivoluzionare il punto di vista, a partire dalle questioni più importanti: fisco e burocrazia. L’unica possibilità che l’economia italiana ha di sopravvivere passa attraverso un radicale alleggerimento fiscale e burocratico, e il mio auspicio è che da questa crisi si esca con un insegnamento epocale: le aziende, per vivere e per prosperare, hanno bisogno di leggerezza, quella leggerezza (in materia di tasse e di regole) che in Italia manca da decenni e che in questo momento diventa quanto mai necessaria.

È chiaro tuttavia che per poter intraprendere questa nuova strada è imprescindibile che ci sia a monte un’Unione Europea forte e unita, perché senza una vera Europa (senza dei veri “Stati Uniti d’Europa”) l’Italia – da sola – non può fare nulla, non ha le possibilità né politiche né finanziarie per imprimere una svolta vera. 

 

L’emergenza Coronavirus ha costretto le aziende ad adottare in tempi rapidissimi lo smart working per i dipendenti. Può essere un’opportunità anche per il futuro?

Nelle aziende del Gruppo Dino Zoli abbiamo già intrapreso da tempo questa strada, utilizzando in alcuni casi – e ovviamente entro certi limiti – lo strumento dello smart working. Siamo di fronte all’opportunità di estendere ulteriormente questa modalità di lavoro, che in ogni caso dovrà sempre essere alternata al lavoro negli uffici e al confronto vis-à-vis, senza il quale le relazioni – anche professionali – non possono svilupparsi nel modo migliore. È chiaro peraltro che in questo momento la mia priorità non è il tema dello smart working ma la ripresa rapida e ottimale sul fronte della produzione, della logistica e dei trasporti, ovvero sul fronte di quelle attività che non sono e non saranno mai eseguibili da casa.   



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