Credimi Spa. La nuova finanza aziendale in Italia

Intervista a Jacopo Anselmi – Co-founder Credimi Spa

A cura di Luigi Torriani

CREDIMI SPA – Società di intermediazione finanziaria operativa dal 2017, Credimi Spa è oggi tra le aziende fintech leader nei servizi di finanziamento alle imprese e anticipo fatture. Ha sede a Milano e opera come intermediario iscritto all’Albo Unico e autorizzato da Banca d’Italia.

Credimi non è una startup qualsiasi. Nel solo primo anno di vita ha erogato circa 80 milioni di euro di finanziamenti (record europeo), e ha raggiunto accordi con grandi investitori istituzionali come Anima sgr, Anthilia Capital Partners sgr, BG Fund Management Luxembourg sa e Tikehau Capital. Quali sono le radici e qual è il segreto di questo successo?

Ti ringrazio innanzitutto per la lusinghiera introduzione. Io leggo questi risultati come la prova concreta che siamo riusciti a risolvere i problemi di tante aziende italiane in modo efficace. Lavorando al meglio con dati e tecnologia siamo riusciti a creare una soluzione veloce, facile da usare e flessibile, una soluzione che funziona e che riscuote un successo crescente sul mercato. Tutto questo naturalmente è stato possibile grazie a una squadra formidabile.

 

Molti imprenditori italiani – quando hanno problemi di liquidità – continuano a rivolgersi semplicemente alle banche. Come funziona il meccanismo di finanziamento e anticipo fatture di Credimi e in cosa si distingue dai meccanismi che sono in gioco nei tradizionali istituti di credito? Più in generale: quali sono i vantaggi della finanza aziendale digitale, e com’è la situazione attuale del fintech italiano?

Il meccanismo di finanziamento di Credimi è caratterizzato – come dicevo prima – da tre pilastri: velocità, flessibilità, trasparenza.

Il nostro servizio è innanzitutto veloce: basta andare sul nostro sito, registrarsi in cinque minuti e avere pronta una fattura che si vuole anticipare. Una volta caricata la fattura, bisogna semplicemente aspettare due giorni per avere una risposta – positiva o negativa – sul finanziamento. Se decidiamo di anticipare la fattura comunichiamo immediatamente un prezzo e un plafond. Se il prezzo piace e il cliente dà l’ok, l’impresa ottiene i soldi sul proprio conto nelle successive 24 ore.

Il factoring digitale è inoltre molto più flessibile rispetto al factoring tradizionale: è possibile usufruire dei servizi di Credimi anche soltanto per una fattura, senza nessun obbligo di cedere tutti i crediti in blocco.

Infine la trasparenza: è fondamentale per noi instaurare un rapporto di fiducia con i clienti, e per questo abbiamo creato un pricing che è innanzitutto chiaro e totalmente trasparente nelle sue diverse componenti.

Per quanto riguarda la situazione generale del fintech italiano, io credo che la crescita sia evidente, così come è evidente in tutto il resto del mondo. La finanza tradizionale è un settore che   negli ultimi anni ha avuto pochi incentivi ad innovarsi e che con il tempo ha perso di vista quella che in fin dei conti è la cosa più importante: lavorare al meglio per risolvere i problemi delle persone e dei clienti. La transizione in atto nel mondo finanziario è peraltro parte di un cambiamento epocale molto più ampio e profondo: come la tecnologia ha reinventato la distribuzione dei contenuti audio e video, così   – analogamente – da una decina d’anni a questa parte sta cambiando la finanza, grazie a prodotti e servizi che oggi si possono creare attraverso nuovi strumenti digitali. Queste trasformazioni sono già in atto e nei prossimi anni avranno un ritmo ulteriormente accelerato ovunque, anche in italia, Paese che vede la presenza sul mercato di diversi players in forte crescita, che propongono soluzioni nuove in diversi ambiti finanziari, dai pagamenti agli investimenti al credito.

 

In Italia la maggior parte del capitale circolante è immobilizzato ed è costituito da crediti commerciali. Quali sono le ragioni di questa persistente difficoltà finanziaria del sistema? Più in generale: perché a suo avviso l’Italia ha sofferto in maniera così accentuata la crisi?

Sulla difficoltà finanziaria del sistema un primo dato evidente è che dal 2008 l’Italia ha alternato periodi di stagnazione a periodi di recessione, e con un’aggravante importante: fino al 2008 la nostra economia in termini di crescita è sempre stata il fanalino di coda dell’Europa, e gli altri Paesi mediamente sono cresciuti molto di più dell’Italia negli anni precedenti alla crisi propriamente detta. Il punto è questo: è certamente vero – come si dice spesso – che l’esplosione della crisi è stata determinata da fattori internazionali ed esterni rispetto alla realtà italiana, ma è anche vero che queste criticità – nel nostro caso – si sono inserite in un contesto già molto complesso di difficoltà strutturale, un contesto che aveva già reso fragile l’economia italiana fin dal 2000. L’economia italiana ha diversi problemi strutturali che ancora oggi ci rallentano rispetto ad altre economie europee, e le ripercussioni della crisi finanziaria mondiale sulle economie reali internazionali ci hanno fortemente penalizzato, indebolendo anche i tradizionali mercati di sbocco per le nostre esportazioni.

La crisi del debito sovrano del 2011 ha poi portato a una conseguente crisi del sistema bancario, spingendo il regolatore a chiederne una ricapitalizzazione per ridurre i rischi sistemici. Queste difficoltà hanno determinato una stretta creditizia già dal 2011, e dal punto di vista politico hanno portato al ‘decreto salva italia‘, con il quale Mario Monti ha cercato di risanare i conti pubblici. La scarsa crescita economica e l’alto stock di debito sono comunque – come detto – dei problemi strutturali dell’economia italiana, che precedono la crisi degli ultimi dieci anni e che costituiscono un atavico freno allo sviluppo del Paese. Detto questo, e nonostante tutte le innegabili difficoltà, io resto positivo e ottimista nei confronti del futuro: i fondamentali delle nostre imprese sono forti, e sono convinto che grazie al progresso tecnologico sia oggi possibile, anche in Italia, inventare prodotti nuovi che risolvano i problemi delle persone in modo creativo e originale.

 

La sede di Credimi è a Milano, capitale italiana delle startup e della finanza e grande hub per le imprese innovative. Se all’interno dell’Italia l’importanza di Milano è in crescita, che cosa manca alla città per diventare leader nel mondo? Dopo la Brexit è possibile pensare a Milano in prospettiva come alla nuova Londra?

Da milanese ho visto crescere in maniera incredibile la mia città negli ultimi dieci anni, e sono piacevolmente sorpreso dai molti progetti immobiliari nuovi di altissimo livello e dallo sviluppo davvero notevole delle università, che oggi attraggono migliaia di studenti da tutto il mondo. Sicuramente stiamo andando nella direzione giusta, ma è chiaro che nei prossimi anni possiamo e dobbiamo fare ancora di più e di meglio. Io credo che in estrema sintesi la questione di fondo sia la seguente: dobbiamo sviluppare una visione chiara e di alto livello sull’idea di città che vogliamo portare avanti, e dobbiamo poi organizzare al meglio tutte le risorse per raggiungere lo scopo, senza contraddizioni e senza ambiguità di sorta. Per fare tutto questo c’è sicuramente una condizione necessaria: una forte collaborazione tra le istituzioni pubbliche (Comune e Regione) e i privati, per rendere Milano ancora più appetibile per i talenti stranieri e per tutti i giovani che hanno la voglia e le capacità di creare aziende e di sviluppare nuovi business.



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