Intervista a Ottavio Nava, Gabriele Cucinella e Stefano Maggi – Co-Founder & CEO di We Are Social Italia
WE ARE SOCIAL – Agenzia creativa e di marketing nata nel 2008, We Are Social ha uffici a Milano, New York, Londra, Parigi, Monaco, Berlino, Singapore, Shanghai, Pechino, Sidney. La sede italiana dell’agenzia, a Milano, è stata fondata nel 2010 da Gabriele Cucinella, Stefano Maggi e Ottavio Nava. I tre soci sono ancora oggi alla guida di We Are Social Italia, che ha tra i suoi clienti Bmw, Samsung, Netflix, Barilla, Lavazza, Pirelli, Vodafone, Chicco, Campari, Adidas, Leerdammer, Juventus, MSC Crociere, Gruppo BNP Paribas.
Quali sono i punti di forza di We Are Social e quali sono le caratteristiche che vi hanno consentito di crescere e di essere competitivi sul mercato?
Indubbiamente aver creato un’agenzia plasmandola sui cambiamenti che i social media hanno portato nel mondo della comunicazione si è rivelata una scelta corretta e un grande vantaggio competitivo rispetto a molti competitor che hanno dovuto adattare o ripensare il loro modello per restare interessanti per il mercato. Poi indubbiamente una certa velocità nell’interpretare le necessità dei brand nel mondo contemporaneo e un po’ di freschezza dello stile creativo. Abbiamo un’idea di leadership condivisa e aperta con tutti i nostri collaboratori e forse proprio per questo abbiamo attratto dei giovani talenti che ad oggi sono uno dei nostri più grandi punti di forza.
Per l’editore Franco Angeli siete coautori del libro “Creatività in pubblicità. Dalla logica alle emozioni”. Che cosa significa oggi pubblicizzare una marca? La crescita del web e dei social media ha cambiato in quali termini la natura, i linguaggi e le tecniche della pubblicità? Quali sono le difficoltà nel muoversi tra gli innumerevoli canali on line e off line scegliendo di volta in volta il taglio comunicativo migliore, e quali sono secondo voi gli errori di marketing e comunicazione più frequenti fatti dalle aziende?
Pubblicizzare una marca oggi significa soprattutto creare un interesse nelle persone, persuadere prima di vendere. Il pubblico con il quale si parla non ha più voglia di essere interrotto e sfinito di messaggi banali, questa è l’epoca dell’intrattenimento nel mondo del marketing, l’interruzione è al tramonto. Capire profondamente gli interessi delle persone, le caratteristiche delle piattaforme, i linguaggi specifici e le dinamiche di distribuzione sono doti fondamentali per avere successo in questo settore oggi. Dopo dieci anni nel mondo del marketing “social” abbiamo accettato volentieri l’invito di Marco Lombardi, autore del manuale “Creatività in pubblicità”, a racchiudere il nostro approccio metodologico in un testo che possa essere utile ad altri nel capire le dinamiche di questo nuovo modo di fare comunicazione.
L’Italia sta attraversando una crisi profonda a livello politico, sociale ed economico. Che cosa ci manca per tornare competitivi? Quali potrebbero essere le leve per tornare a crescere?
L’Italia del 2018 è in lenta ripresa rispetto a quella di qualche anno fa, voglio pensare positivo e dire che siamo all’inizio di un percorso ma che i segnali sono incoraggianti. Abbiamo fondato We Are Social in Italia nel 2010 e da allora abbiamo osservato alcuni cambiamenti positivi come ad esempio la riforma del lavoro, che ha indubbiamente permesso l’inserimento di molti giovani nel mercato. Ci sono però molte altre cose che devono cambiare per poter ritenere l’Italia un paese davvero competitivo, ridurre la burocrazia, agevolare la velocità di esecuzione delle imprese, ridurre il costo del lavoro, migliorare la formazione e l’istruzione. Più di tutto però è necessario rendere il nostro Paese interessante per aziende multinazionali in cerca di headquarter locali, non possiamo illuderci che bastino le aziende italiane per creare i posti di lavoro che ci servono, dobbiamo aprirci e diventare territorio strategico per aziende di tutto il mondo con interessi in Europa.
Come si evolverà la comunicazione social e web nei prossimi anni? Quali potrebbero essere le nuove tendenze sul medio termine?
In questo settore viviamo nella costante attesa di ciò che verrà, dell’ultima novità, del trend da cavalcare per primi. Da un certo punto di vista è stimolante, dall’altro rischia di distogliere l’attenzione dal presente. Quello che voglio dire è che il mondo dal 2007 ad oggi è cambiato ma i frutti di questo cambiamento sono ancora tutt’altro che maturi. Penso che nel prossimo decennio assisteremo all’affermazione definitiva del modello di comunicazione che in questi anni è stato sperimentale. La rilevanza dei contenuti, l’aspetto di socializzazione alla base degli stessi e l’aumento della qualità delle tecnologie alla base dei mezzi di comunicazione penso che saranno le parole chiave.
Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Jack Ma, Elon Musk: i grandi imprenditori sono oggi anche dei personaggi “storici”, che determinano un impatto epocale sulla mentalità, la visione del mondo e le abitudini delle persone in tutto il mondo. Come imprenditori quali sono i vostri modelli e quali sono le grandi figure di riferimento a cui vi ispirate?
È scontato: Steve Jobs è sempre stato il nostro modello soprattutto per la sua capacità di interpretare lo spirito del tempo e per aver trasformato un prodotto freddo e distante dalla vita delle persone in un elemento centrale della cultura contemporanea. La sua straordinaria capacità di prendersi rischi e la sua passione instancabile ci hanno sempre affascinato. Tuttavia non era noto per essere un leader facile, quindi al suo fianco metteremmo anche Sergey Brin e Larry Page per aver costruito una straordinaria cultura aziendale in Google e Mark Zuckerberg, per aver dimostrato al mondo che non è necessario essere dei leader “muscolari” nei comportamenti e nel linguaggio per avere un successo planetario. È interessante questa fase storica perché l’autorevolezza è più importante dell’autorità. Provate a convincere un ventenne ad impegnarsi in una causa nella quale non crede facendo pesare la vostra autorità, auguri.