Software house. Il valore della continuità
Software house. Il valore della continuità
Il panorama dell’informatica italiana è stato segnato negli ultimi anni da una marcata tendenza alle fusioni e aggregazioni tra aziende nonché all’acquisizione – da parte dei maggiori player– di molte delle storiche software house che per decenni erano state protagoniste sul mercato. Questo fenomeno – che è tuttora in corso – si consolida ogni anno con nuove operazioni, che stanno proseguendo anche nel 2023 e che – stando ai rumors – potrebbero riguardare a breve anche alcune realtà medio-grandi molto note sul mercato.
Cosa c’è di male? Di per sé assolutamente nulla, anzi da ogni fusione o acquisizione possono nascere certamente anche delle grandi opportunità, ma è chiaro che ogni volta che due software house si fondono o una software house viene acquisita da un grande gruppo, alcune domande si pongono: in che modo verranno assemblate e potranno coesistere le risorse (in termini di persone e di prodotti) delle società che si fondono? Nel momento in cui nel gruppo o nella nuova società derivante dalla fusione finiranno con l’essere presenti diverse soluzioni ERP, che fine faranno gli ERP meno recenti o con meno installazioni sul mercato? In che misura i clienti coinvolti avranno un impatto da queste operazioni finanziarie?
Queste domande si riassumono nella questione più generale della continuità o discontinuità di prodotto e di servizio. Più volte in tempi recenti ci sono state aziende che hanno subito pesantemente gli effetti legati all’ingresso della software house di riferimento in un gruppo o alla fusione della stessa con un’altra società di informatica, e in troppi si sono trovati a dover fare i conti non solo con problematiche relative all’assistenza e ai servizi ma anche con pressioni volte a spingere verso la sostituzione immediata e forzata della soluzione ERP in uso. È così da alcuni anni e – stando alle voci che parlano di imminenti operazioni importanti che riguarderanno alcune software house molto conosciute – sarà così anche nei prossimi anni.
È in questo contesto che la continuità aziendale assume un valore non puramente simbolico ma molto concreto. Le software house come Datasys Network – che è sul mercato dal 1981 mantenendo ancora oggi un assetto azionario legato alle stesse famiglie proprietarie e degli ERP che si evolvono rispondendo a logiche esclusivamente tecniche e di prodotto – garantiscono ai clienti quella continuità che sta diventando oggi un valore raro e una risorsa difficile da trovare. Quello che Datasys ha sempre cercato di fare – e che una volta poteva apparire scontato ma oggi non lo è affatto – è cercare di offrire ai clienti una continuità di persone, di servizi e di prodotti, con un’evoluzione graduale del software, fino ad arrivare a delle soluzioni ERP proprietarie che oggi sono web-based, multipiattaforma e multidatabase, e quindi tecnicamente più evolute di molte delle soluzioni concorrenti, ma che sono diventate tali nel tempo, senza strappi improvvisi, senza sostituzioni imposte dall’alto al cliente in occasione di operazioni di fusione societaria che nulla hanno a che vedere con l’aspetto tecnico dei prodotti.
Parliamoci chiaro: è il cliente finale che paga il prezzo delle speculazioni finanziarie, è il cliente la vittima delle fusioni tra software house (quando queste fusioni non funzionano), una vittima sia dal punto di vista del livello dei servizi (che spesso tende ad abbassarsi) sia perché si vede imposto un cambiamento che al momento non avrebbe avuto alcuna intenzione di perseguire.
Il problema – a scanso di equivoci – non riguarda il fatto che in una software house possano entrare dei nuovi investitori, possano cambiare uno o più soci, possano esserci delle acquisizioni dettate da un serio piano industriale e non puramente finanziario, o possano subentrare con delle quote dei fondi di investimento che apportano la liquidità necessaria per crescere in termini di qualità dei prodotti, di solidità finanziaria e di successo commerciale. Questo – quando avviene – può essere di per sé qualcosa di auspicabile, anzi è spesso un’ottima notizia per tutti, soprattutto quando la software house ha una forte presenza internazionale e necessita di un potenziamento strutturale, ma se e solo se viene garantita la continuità aziendale, ovvero non si procede con operazioni di sostituzione improvvisa di soluzioni ERP e con manovre complesse di fusione con altre realtà analoghe difficili da assemblare tra loro e da amalgamare. Nel mondo italiano delle software house – troppo spesso – sta avvenendo il contrario, e molte recenti operazioni societarie e finanziarie ampiamente pubblicizzate con toni trionfalistici hanno fatto pagare un prezzo molto alto ai clienti.
Quando si parla di ecosistema informatico aziendale, e dell’interlocutore giusto a cui rivolgersi, il fatto di scegliere chi è in grado di garantire una continuità di prodotto e di servizio è un’opzione con delle implicazioni empiriche fortissime, che nessuna campagna di marketing volta a celebrare fusioni e acquisizioni può davvero occultare, come sanno molto bene gli imprenditori e gli IT manager di aziende clienti che sono stati sventuratamente coinvolti in situazioni di questo genere.