Universal Music colosso discografico

Universal Music. Il colosso del mercato discografico

Intervista a Claudio Buja – Presidente Universal Music Publishing Ricordi

A cura di Luigi Torriani e Angelo Quatrale

CLAUDIO BUJA –Discografico ed editore musicale di grande esperienza, Claudio Buja è oggi il presidente di Universal Music Publishing Ricordi. È anche docente universitario, e insegna – presso l’Università Cattolica di Milano – “Industria discografica e diritto d’autore”.

Claudio BujaUniversal è il Gruppo discografico leader nel mondo ed è presente nel nostro Paese con il marchio Universal Music Publishing Ricordi, società di cui lei è presidente. Quanto è importante il mercato italiano e quanto pesa sui fatturati del Gruppo?

Se facciamo un discorso generale bisogna ammettere che il mercato italiano non è oggi all’altezza dei maggiori mercati discografici mondiali: è molto lontano dai numeri che si fanno negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ma è inferiore anche a Germania e Francia. La rivoluzione digitale ha comportato delle innovazioni tecnologiche, e su questo fronte l’Italia non è certo all’avanguardia. Gli abbonamenti Premium (cioè quelli a pagamento) su Spotify ci vedono intorno al decimo posto, molto lontani dalle posizioni di vertice.

Se però parliamo di edizioni musicali e di diritti d’autore il discorso cambia notevolmente e l’Italia rappresenta per la Universal il secondo mercato d’Europa, dietro alla Gran Bretagna e davanti a Francia e Germania. Abbiamo infatti un mercato editoriale (il mercato dei diritti sulle opere) che comprende ancora le ultime opere di Puccini e che abbraccia – soprattutto – tutta la grande musica leggera italiana degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Avendo noi acquisito l’intero catalogo BMG Ricordi (nel 2007), abbiamo in pratica i diritti su una fetta sterminata del pop italiano e della canzone d’autore, da Lucio Battisti a Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Antonello Venditti, Rino Gaetano, Fabrizio De Andrè e tanti altri. Ogni volta che queste canzoni vengono riprodotte o nuovamente eseguite o passate per radio, generano ancora oggi degli introiti in termini di diritti d’autore.

 

La digitalizzazione della musica ha determinato la crisi del tradizionale supporto del CD, che oggi interessa soprattutto un pubblico di collezionisti, accanto al VINILE, che negli ultimi anni è tornato ad essere prodotto e commercializzato. Che peso hanno sui fatturati – rispettivamente – il cd, il vinile e lo streaming? Quali potrebbero le idee per rilanciare cd e vinili, e quali prospettive future si intravedono?

La rivoluzione digitale nel nostro settore si è già pienamente compiuta, e il mercato della musica – soprattutto per i più giovani – è fatto oggi soltanto di streaming e di abbonamenti alle piattaforme e agli store digitali, con un ascolto che avviene sempre da computer o da mobile con bluetooth.

Il CD e il VINILE rappresentano oggi un mercato di nicchia, per collezionisti. All’interno di questa nicchia il vinile sta tornando a crescere e sicuramente mantiene sempre un suo fascino. È un oggetto esteticamente interessante, anche dal punto di vista dell’arredamento della propria casa, e noto un certo ritorno del gusto di avere un giradischi e di prendersi un po’ di tempo per mettere sul piatto un vinile. Il cd invece diminuisce nelle vendite, è anch’esso oggi un prodotto da collezione ma rispetto al vinile ha un minore appeal sul piano estetico. I negozi di settore sono quasi tutti spariti e resistono solo quelli che accanto ai cd offrono un ampio catalogo di vinili e si rivolgono a una nicchia di appassionati.

Mi chiede cosa si potrebbe fare per rilanciare sul piano del business cd e vinili? Non si può fare nulla. Ciclicamente nella storia della registrazione fonografica ci sono stati diversi supporti che sono stati man mano superati, dal 78 giri al 45 giri alla musicassetta. Sopravvivono soltanto il vinile 33 giri e il cd ma per una nicchia di collezionisti, con maggiori possibilità sul mercato – per i motivi che abbiamo detto – per il vinile 33 giri. Sarebbe bello se fossero tutti come me, che ho in casa oltre 10mila titoli tra cd, vinili e cassette, ma non è così. L’ascolto ormai è cambiato e dobbiamo fare i conti con il fatto che ormai gli spazi delle case sono destinati ad altri oggetti e soprammobili, e tutto passa attraverso questo enorme juke-box che è il computer. E a breve avrà un grande successo Alexa / Apple Music (la possibilità di attivare Apple Music tramite app Alexa su tutti gli speaker Amazon Echo), sistema (disponibile in Italia dal 17 dicembre 2018) che consente di ascoltare immediatamente un brano musicale semplicemente pronunciando il nome del cantante, dell’interprete o della canzone. La fruizione della musica oggi funziona così.

 

Quali sono i nuovi artisti italiani più interessanti? Com’è la situazione della musica leggera italiana oggi e quali sono i personaggi su cui Universal punta maggiormente?

Io sono un grande appassionato di pop-rock classico, e mi permetto innanzitutto di consigliare a tutti la nuova edizione Deluxe del White Album dei Beatles, pubblicata dalla Universal a novembre 2018 in occasione del cinquantesimo anniversario del disco (uscì nel 1968). La nuova edizione è ricchissima di inediti e di registrazioni che non erano mai venute alla luce prima, ed è disponibile in formato triplo cd, in cofanetto Super Deluxe Edition con 7 cd più un blu ray, in cofanetto con 2 vinili e in cofanetto con 4 vinili.

Detto questo, e venendo alla musica leggera italiana di oggi:c’è una nuova generazione di artisti italiani giovani e molto promettenti, che si richiamano al mondo storico dei cantautori ma con elementi di rinnovamento importanti sia nei testi che nella musica. Ne cito in particolare quattro: Tommaso Paradiso (il frontman del gruppo Thegiornalisti, che ha appena concluso un tour da tutto esaurito e che è in grado di raggiungere sia i giovani sia un pubblico – più maturo – di quarantenni e di cinquantenni); Calcutta (bravissimo cantautore di Latina); Carl Brave (cantautore romano molto molto interessante); Federica Abbate (bravissima cantautrice milanese).

 

Quali consigli si sente di dare agli artisti emergenti e a chi vuole lavorare oggi nel mondo della musica e della discografia?

Quella degli aspiranti artisti è una carriera oggi molto difficile e con elementi in continua trasformazione. I talent sono ancora oggi parzialmente di moda ma stanno per essere superati dalle playlist delle piattaforme di distribuzione di musica in streaming, e ci sono oggi diversi artisti che vengono scoperti attraverso youtube, per cui è fondamentale muoversi bene online. Una cosa è certa, ed è il mio maggiore consiglio: è necessario avere le idee chiare sulla proposta che si vuole portare avanti e soprattutto essere originali e diversificarsi rispetto a quello che c’è già in giro, come hanno fatto i quattro cantautori che ho citato poc’anzi. Mi capita francamente troppo spesso di sentire nuove proposte fin troppo simili a cose già sentite.

Per chi vuole lavorare nella discografia è necessario capire innanzitutto una cosa: ci vuole una grandissima passione, non si può fare bene questo lavoro se non si vive nella musica 24 ore su 24. E in un certo senso non si stacca mai, si ascolta la musica anche al di fuori del lavoro ed è necessario essere sempre aggiornati. In secondo luogo è importante – come per gli aspiranti artisti – muoversi bene sul web, conoscere bene i social network e youtube sia come strumenti di promozione e distribuzione della musica sia come possibili contesti nei quali scoprire nuovi talenti. Il cambiamento nel nostro ambiente è la regola, non è possibile stare fermi e ormai chi sta fermo viene superato e diventa obsoleto non nel giro di qualche anno, mese o settimana, ma nel giro di pochi giorni se non di poche ore.



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